Il 2025 si sta rivelando molto diverso da come molti lo immaginavano. In un contesto economico che sembrava destinato alla cautela, le grandi banche d’affari americane stanno lanciando segnali chiari di ottimismo. Non si tratta di promesse, ma di numeri concreti, analisi dettagliate e un termometro del mercato che sembra tornare positivo.
Alcuni titoli sembrano destinati a dominare la scena, mentre settori come AI, energia e real estate riacquistano centralità. Mercato costruttivo è la definizione più ricorrente, ma dietro queste parole si cela una precisa direzione strategica. Le previsioni parlano chiaro, e a farle sono nomi come Goldman Sachs, JPMorgan e Morgan Stanley. Cosa sta cambiando davvero? Una trasformazione profonda è in atto e non si tratta solo di tecnologia.

C’è qualcosa nell’aria che va oltre la semplice ripresa. Le stime di crescita sono moderate, l’inflazione sembra finalmente allentare la presa, e la Federal Reserve si prepara a un possibile cambio di rotta “dopo la stasi” degli ultimi mesi. Ma ciò che davvero colpisce è il modo in cui si stanno muovendo le grandi case d’investimento. Le loro scelte non appaiono affrettate, ma lucidamente orientate verso realtà che mostrano solidità, visione e soprattutto adattabilità.
E mentre l’S&P 500 continua a macinare nuovi massimi, i settori protagonisti non sono più soltanto quelli legati alla crescita esplosiva. Spuntano anche nomi che puntano alla resilienza, all’equilibrio tra innovazione e continuità. Una combinazione inedita che racconta molto di dove si sta andando davvero.
I segnali che mostrano perché il mercato USA è tornato a essere costruttivo
Le previsioni più recenti di Goldman Sachs puntano a un S&P 500 vicino a 6.400 (oggi è a ridosso) entro la fine dell’anno. Un traguardo che non appare più così lontano. L’approccio resta cauto, ma l’ottimismo si sente. Non solo per l’indice in sé, ma per il contesto che lo sostiene: una ripresa economica lenta ma stabile, una politica monetaria in evoluzione e l’ottima tenuta degli utili aziendali.

Morgan Stanley e JPMorgan stimano due tagli dei tassi entro l’anno, ipotesi che fino a poco fa sembrava remota. Bank of America, invece, sottolinea la resilienza delle imprese americane in un contesto di rallentamento controllato. La vera novità, però, sta nella fiducia trasversale: dalle banche ai fondi, tutti sembrano vedere margini di crescita reali.
Tra i settori più attenzionati, spiccano il software, il real estate e l’asset management. Tutti ambiti che beneficiano della normalizzazione dei tassi e dell’ottimismo sugli investimenti futuri. Il risultato è un panorama di mercato dinamico, meno dipendente dagli stimoli esterni e più legato alla qualità intrinseca dei business.
11 titoli forti nel secondo semestre: chip, crociere e colossi tech nel mirino
Quando si passa ai nomi concreti, la selezione diventa ancora più interessante. Nvidia guida il gruppo, con un target price che Mizuho ha alzato a 185 dollari e Citi addirittura a 190. La ragione? La nuova linea di chip AI Blackwell e una domanda in costante aumento. Anche Broadcom e AMD si posizionano bene, sostenute dal boom dei semiconduttori personalizzati per intelligenza artificiale.
Ma non è tutto tech. Royal Caribbean, ad esempio, è vista da Stifel come uno dei titoli più promettenti, con un target di 400 dollari. Freeport-McMoRan entra in gioco grazie alla domanda di rame e alla questione dazi, con un potenziale upside del 23%.
Morgan Stanley punta forte su Chart Industries, legata al mondo dell’energia, e su Coca-Cola, scelta come titolo difensivo di qualità. Palantir, con il suo ruolo strategico nel campo dei dati e dell’AI, è un altro nome caldo. Tra le farmaceutiche, Eli Lilly svetta grazie al focus su obesità e diabete, mentre nel comparto finanziario continuano a brillare Morgan Stanley, Goldman Sachs e American Express.
Questa pluralità di settori e approcci restituisce l’immagine di un mercato in trasformazione. Non si cerca solo la prossima esplosione di rendimento, ma anche la coerenza strategica e la sostenibilità nel lungo periodo.