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Economia e Finanza

3 BTP 2035 a confronto: il più sottovalutato oggi potrebbe rendere di più nel 2026

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Il confronto tra i diversi BTP 2035 è oggi centrale per chi punta a bilanciare rendimento e durata in un contesto economico in evoluzione. Con i tassi della Banca Centrale Europea fermi e l’inflazione in calo, cresce l’interesse per i titoli di Stato a lunga scadenza, capaci di offrire cedole elevate e stabilità nel tempo. Tra le opzioni disponibili, i BTP 2035 con cedole al 3,65%, 3,60% e 3,35% rappresentano le scelte più osservate dai risparmiatori e dagli investitori istituzionali.

Negli ultimi mesi, il mercato obbligazionario italiano ha mostrato una progressiva stabilizzazione, con i rendimenti che restano sopra la soglia del 3% netto. Questa fase, definita da analisti come Il Sole 24 Ore e Mondo e Finanza “una finestra ideale per consolidare il portafoglio”, ha riacceso l’interesse verso i titoli di Stato a lungo termine. In particolare, i BTP 2035 vengono considerati un’opportunità per bloccare un flusso cedolare significativo, beneficiando al tempo stesso di un possibile rialzo del prezzo nel medio periodo se i tassi d’interesse inizieranno a scendere nel 2026.

3 BTP 2035 a confronto: il più sottovalutato oggi potrebbe rendere di più nel 2026 – trading.it

La BCE, infatti, ha segnalato una fase di “pausa strategica” nella politica monetaria, lasciando intendere che un taglio dei tassi potrebbe arrivare entro l’estate prossima. Un’eventuale riduzione rafforzerebbe l’appeal dei BTP a lunga scadenza, che si rivaluterebbero automaticamente sul mercato secondario.
Tuttavia, non tutti i titoli offrono lo stesso equilibrio tra rischio e rendimento. Le differenze tra i tre BTP 2035 non si limitano alla cedola, ma riguardano anche il prezzo di acquisto e il rendimento effettivo a scadenza. Comprendere questi elementi è essenziale per scegliere la soluzione più adatta al proprio profilo finanziario, evitando decisioni dettate solo dal tasso nominale apparente.

BTP 2035 a confronto: rendimenti, prezzi e caratteristiche

Secondo i dati aggiornati al mese di ottobre, i tre principali BTP 2035 presentano differenze tecniche ma significative. Il BTP 3,65% maggio 2035 (ISIN IT0005544082) è attualmente scambiato a circa 101,4, offrendo un rendimento effettivo netto vicino al 3,34%. Il BTP 3,60% gennaio 2035 (ISIN IT0005521981) quota intorno a 100,8, con uno yield netto leggermente superiore, pari al 3,37%. Infine, il BTP 3,35% giugno 2035 (ISIN IT0005546293), che si trova sotto la pari a circa 97,5, raggiunge un rendimento netto vicino al 3,50%.

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Le differenze nei prezzi dipendono dal rapporto tra cedola nominale e valore di mercato: i titoli sotto la pari, come il 3,35%, offrono rendimenti effettivi più elevati, ma tendono a essere più sensibili alle variazioni dei tassi. Chi investe deve quindi considerare non solo il tasso lordo ma anche la volatilità e la possibilità di mantenere il titolo fino a scadenza.

Secondo le elaborazioni del MEF e le analisi pubblicate da Il Sole 24 Ore, il differenziale medio tra i tre BTP è inferiore a 20 punti base, ma il vantaggio di rendimento può tradursi in una differenza significativa se si considerano investimenti pluriennali. In un contesto di tassi stabili, infatti, anche un decimale in più di yield netto può incidere sensibilmente sul rendimento cumulato a 10 anni.

Strategie e scenari: quale BTP 2035 scegliere nel 2025

Il BTP 3,65% si conferma il titolo preferito da chi cerca una rendita costante e cedole elevate, grazie al suo profilo di stabilità e alla solidità della curva decennale italiana. Il prezzo sopra la pari riduce leggermente il rendimento complessivo, ma garantisce flussi cedolari regolari e una minore sensibilità alle oscillazioni di mercato.
Al contrario, il BTP 3,35% può risultare più adatto a chi punta a una strategia di rivalutazione del capitale, in vista di un possibile taglio dei tassi nel 2026. Essendo quotato sotto la pari, offre un margine di guadagno in conto capitale più ampio in caso di discesa dei rendimenti sul mercato secondario.

Le proiezioni di Bloomberg e Trading Economics indicano che, in uno scenario di riduzione graduale dei tassi, il prezzo medio dei BTP 2035 potrebbe aumentare del 3-5% entro fine 2026. In questo contesto, chi è disposto a mantenere il titolo in portafoglio per alcuni anni potrebbe beneficiare sia delle cedole periodiche sia di una potenziale plusvalenza.

Resta comunque fondamentale valutare la propria tolleranza al rischio e la capacità di immobilizzare il capitale nel lungo periodo. Tutti i BTP sono soggetti a tassazione agevolata al 12,5% e garantiti dallo Stato italiano, ma differiscono per la loro sensibilità ai movimenti dei tassi. Per questo, la scelta finale tra i titoli 2035 deve essere guidata da un criterio di equilibrio tra stabilità, rendimento reale e orizzonte temporale.

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