La dichiarazione di successione non è sempre obbligatoria, ma non per questo si possono eludere le regole. Conoscere quando si può evitare l’adempimento e cosa comporta davvero è fondamentale per non avere problemi con banche, fisco e altri eredi. Una questione delicata che tocca famiglie e patrimoni, spesso sottovalutata.
La morte di un familiare apre sempre interrogativi pratici oltre che emotivi. Gestire i beni e i conti correnti significa affrontare anche il tema della dichiarazione di successione, che genera dubbi ricorrenti: è necessaria in ogni caso? Cosa succede se l’eredità è modesta? Come si gestisce un conto corrente cointestato con il defunto?

Le regole fiscali stabiliscono che sotto i 100.000 € e in assenza di immobili non vi è obbligo di presentare la dichiarazione. Tuttavia, senza una pratica di successione, le banche bloccano i rapporti fino a quando non ricevono la documentazione. Anche chi è cointestatario non può usare liberamente le somme.
Molti credono che basti la cointestazione per prelevare denaro, ma secondo ABI (Associazione Bancaria Italiana) e Consiglio Nazionale del Notariato occorrono comunque certificati ufficiali. L’idea di bypassare la successione con bonifici diretti non trova riscontro nelle disposizioni dell’Agenzia delle Entrate né nella prassi bancaria.
Quando si può omettere la dichiarazione di successione
La normativa (d.lgs. 346/1990) prevede che la dichiarazione di successione non sia richiesta se l’asse ereditario non supera i 100.000 € e non ci sono beni immobili. In questi casi non si pagano imposte e non serve l’adempimento fiscale.
Ma la banca non può liberare automaticamente le somme. Per sbloccare un conto corrente occorre presentare certificato di morte, atto notorio o dichiarazione sostitutiva che indichi gli eredi legittimi. Anche se non vi è obbligo di dichiarazione, serve comunque un iter formale.

Il Sole 24 Ore, citando fonti notarili, sottolinea che queste regole tutelano tutti gli aventi diritto. Anche un conto corrente cointestato vede la quota del defunto entrare nella massa ereditaria. Senza la documentazione necessaria, la banca non può autorizzare operazioni.
Conti correnti e limiti operativi dopo il decesso
Alla morte di un intestatario, l’istituto di credito blocca il rapporto. Anche nei conti cointestati, la quota del defunto confluisce nell’eredità. La Cassazione (sentenza 27417/2008) ha confermato che la banca deve sospendere i rapporti in attesa di documenti successori.
Per sbloccare le somme occorre presentare non solo la dichiarazione di successione se dovuta, ma anche documenti che attestino chi siano gli eredi. Solo così la banca procede alla liquidazione, ripartendo gli importi tra gli aventi diritto.
Nemmeno spostare preventivamente il denaro su un altro conto corrente evita le regole: i movimenti sono tracciati e possono essere oggetto di verifiche fiscali. ABI ribadisce che questi controlli tutelano la trasparenza e impediscono prelievi non autorizzati.
La convinzione che sotto una certa soglia si possa evitare la successione rischia di generare complicazioni maggiori. Le banche applicano procedure standard e gli eredi devono comunque produrre documentazione, per garantire correttezza e rispetto dei diritti di tutti.