Vendere un appartamento e ritrovarsi con 300.000 euro sul conto è una situazione che in molti sognano. Ma, insieme a quella cifra, arrivano anche dubbi e timori. C’è chi suggerisce scorciatoie, chi propone metodi “ingegnosi” per non far emergere subito quei soldi nel calcolo dell’ISEE. La tentazione di aggirare il sistema con assegni circolari non incassati può sembrare una trovata brillante. Ma la realtà è ben diversa: il rischio è reale, e la legge parla chiaro.
Dopo una vendita importante, i pensieri si accavallano. L’idea di perdere agevolazioni, bonus, detrazioni o esenzioni fiscali spaventa. Allora si cerca di capire se c’è un modo per alleggerire artificialmente l’ISEE.

Qualcuno consiglia di non lasciare quei soldi in banca, ma di trasformarli in assegni circolari da non incassare subito. Una “mossa” che, in apparenza, sembra geniale: i soldi non sono più sul conto, quindi non dovrebbero essere conteggiati. Peccato che non funzioni affatto così.
In un mondo dove tutto è tracciabile, anche ciò che non viene toccato può diventare visibile. Ed è proprio questo il cuore del problema.
ISEE e patrimonio: la fotografia al 31 dicembre
Il calcolo dell’ISEE non si basa sui movimenti recenti, né su ciò che è presente sul conto in quel preciso momento. L’indicatore tiene conto del patrimonio mobiliare e immobiliare detenuto al 31 dicembre del secondo anno precedente alla presentazione della DSU. Questo vuol dire che i soldi derivanti dalla vendita della casa, se erano in banca entro quella data, verranno considerati, indipendentemente da cosa ne venga fatto successivamente.

E, sì: anche gli assegni circolari rientrano nel patrimonio mobiliare. Anche se non incassati, rappresentano un impegno certo e registrato dalla banca. Vengono segnalati nei sistemi a cui accedono INPS e Agenzia delle Entrate.
Le banche, per legge, devono comunicare saldo e giacenza media di ogni rapporto finanziario al 31 dicembre. Spostare i fondi a gennaio, quindi, non cambia nulla. E non basta nemmeno ritirarli in contanti o trasformarli in assegni: quei soldi sono comunque presenti nel sistema.
Assegni circolari e ISEE: una mossa che si ritorce contro
L’idea che gli assegni non incassati siano “invisibili” al fisco è fuorviante. Una volta emessi, questi strumenti diventano parte tracciabile del patrimonio. Provare a usarli per aggirare l’ISEE può essere considerato un tentativo di elusione, con sanzioni salatissime. Secondo la normativa antiriciclaggio, un assegno non intestato correttamente può costare anche 50.000 euro di multa.
Anche le fonti più autorevoli lo confermano e avvertono con chiarezza che usare simili espedienti è pericoloso e inutile.
Dal 3 aprile 2025, la normativa ha escluso alcuni strumenti, come titoli di Stato e buoni fruttiferi, dal calcolo ISEE fino a 50.000 euro. Ma questa novità non riguarda assegni, né conti correnti.
Meglio quindi affidarsi a metodi trasparenti. Valutare investimenti legittimi, sfruttare le franchigie sull’abitazione principale, o rivolgersi a un professionista per una simulazione corretta dell’indicatore.
In un sistema dove ogni informazione è incrociata, forse vale la pena chiedersi: quanto costa davvero cercare di fare i furbi?