Settembre tradizionalmente mette alla prova i mercati azionari europei, ma Barclays suggerirebbe una rotazione tattica che potrebbe sorprendere chi pensa di rimanere alla finestra. Mentre gli utili per azione tornerebbero a crescere con forza nel 2026, alcuni settori sembrerebbero più promettenti di altri. Uno scenario “Goldilocks”, se confermato, potrebbe offrire opportunità interessanti anche se le incognite restano molte.
Settembre rappresenta uno di quei mesi in cui volatilità, stagionalità negativa e politiche monetarie in evoluzione si intrecciano, lasciando spazio a chi ha un approccio tattico e flessibile. Barclays ribadirebbe l’idea di comprare sui ribassi, grazie a una crescita globale che si mantiene resiliente, indicatori PMI in miglioramento e revisioni al rialzo degli EPS che farebbero presagire un rimbalzo nel 2026.

Nonostante i rischi, il quadro sarebbe sostenuto da fondamentali più solidi rispetto a quanto si temeva, dall’alleggerimento delle tensioni sui dazi fino al traino dell’intelligenza artificiale che continua a favorire le big tech. Dietro questi numeri ci sono storie di aziende che si muovono tra resilienza e opportunità, navigando tra tassi potenzialmente in discesa e multipli P/E ancora vantaggiosi rispetto agli Stati Uniti. In questo contesto, l’analisi dei settori diventa strategica: alcuni sembrano pronti per una riscossa, altri invece restano appesantiti da debolezza strutturale o sensibilità ai tassi.
I settori su cui Barclays suggerirebbe di puntare
Secondo Barclays, ci sarebbe ancora spazio per una rotazione verso i settori ciclici e orientati all’export, con un focus sulla chimica, sul lusso e sui beni strumentali (capital goods) da sovrappesare. Le utilities, invece, verrebbero da una lunga corsa e risulterebbero sensibili agli aumenti dei tassi, perciò sono indicate da sottopesare. La banca inglese manterrebbe un overweight su financials, industrials, IT e communication services in Europa, mentre consiglierebbe di ridurre l’esposizione in energy, staples, utilities e real estate.

Inoltre, si confermerebbe una preferenza per il FTSE 100 rispetto al FTSE 250 nel Regno Unito, e una visione costruttiva su mercati emergenti e Cina, nonostante il rally recente. L’attenzione sarebbe rivolta anche alle società con bilanci solidi e cash flow in crescita, che potrebbero sostenere buyback programmati per il 2025 e rafforzare l’appeal dei titoli europei rispetto a quelli statunitensi.
I rischi che resterebbero sul radar
Nonostante il potenziale di ripartenza, diversi rischi rimarrebbero attivi. Barclays segnalerebbe preoccupazioni sulla possibile interferenza della Fed, conti pubblici deboli nei paesi sviluppati e instabilità politica in Europa, con la Francia in primo piano. Il miglioramento degli utili non sarebbe uniforme: nel secondo trimestre 2025 i financials e la sanità avrebbero mostrato risultati solidi (+11,4 % e +15,4 %), mentre il rafforzamento dell’euro e le tensioni sui dazi avrebbero penalizzato settori come energia, materiali e consumi. Inoltre, la volatilità stagionale di settembre e multipli elevati ridurrebbero il margine di errore in caso di shock negativi. A ciò si aggiunge il rischio legato al boom dell’intelligenza artificiale in Asia, che potrebbe alterare la leadership tecnologica statunitense e influenzare indirettamente l’Europa, aumentando l’incertezza sulle catene di valore e sugli investimenti futuri.