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Afghanistan: attenzione agli investimenti, possono essere in pericolo?

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La rapida evoluzione della situazione viene attentamente monitorata dalle maggiori istituzioni finanziarie. La crisi afghana può diventare l’innesco per un evento che è in grado coinvolgere le maggiori potenze economiche mondiali.

La decisione dell’amministrazione Biden di lasciare definitivamente il paese mediorientale rimuovendo tutte le truppe USA dal territorio, è diventata una scommessa che gli investitori più oculati mettono sulla lista degli eventi geopolitici da tenere sotto controllo dati i rischi potenziali che l’evento si rifletta in questi mesi sui mercati finanziari.

Agosto è stato per il trading un mese ricco di occasioni, date dalla volatilità relativa a una serie di eventi caratteristici di questa stagione economica e tutti capaci di modificare da soli le sorti dell’economia su scala globale. I fenomeni in grado di avere rapidi e incisivi risvolti sulle quotazioni e i mercati finanziari sono stati e sono tuttora, la nuova ondata di contagi della variante Delta, le preoccupazioni circa il raggiungimento dei massimi dei maggiori indici che scontano già completamente una ripresa economica che invece è ancora ben lontana dal doversi realizzare, i dati economici sulla crescita cinese e infine il mutamento che appare incombente delle politiche della Federal Reserve.

A questo si aggiunge il Medio Oriente, che inserisce un elemento per l’innesco di una crisi nella crescente tensione tra Cina e Stati Uniti. Il potenziale del fattore mediorientale è dato dalla poco conosciuta QUAD o QSD, acronimo per Quadrilateral Security Dialogue, l’alleanza Indo pacifica atta contrastare l’influenza politico economica cinese, che riunisce i leader di Australia, Giappone, India e Stati Uniti.

L’intesa avviata a partire dal 2007, dato il crescendo delle potenzialità dell’esercito della Repubblica Popolare Cinese, è stato rappresentato da una delle più grandi esercitazioni militari delle nazioni facenti parte dell’alleanza Occidentale e tale da spaventare i funzionari cinesi. Le preoccupazioni e le tensioni con la Cina si sono accresciute a partire dall’elezione nel 2012 del presidente Xi Jinping.

Xi ha assunto la guida del Paese aumentando l’attenzione sulle questioni di sicurezza nazionale e improntando diversamente dal suo predecessore, una politica estera molto più assertiva e nazionalista, orientata a rinnovare l’immagine del Paese sullo scenario internazionale come nazione forte e moderna allo stesso tempo, nonché tenere saldo il proprio sistema di valori e la propria struttura politica.

I membri del Quad e la Cina possono innescare turbolenze immediate sui mercati finanziari

Durante un incontro avvenuto nel 2017 a Manila, i quattro ex membri del QUAD guidato da Shinzo Abe, Narendra Modi, Malcolm Turnbull e Donald Trump, hanno voluto rilanciare l’alleanza dei quattro, al fine di porre un argine atto a contrastare militarmente e diplomaticamente la Cina e in particolar modo la sua egemonia e le politiche nel Mar Cinese Meridionale. Le tensioni tra i membri di Quad e la Cina possono innescare turbolenze immediate sui mercati globali dato il peso economico degli attori coinvolti.

Quest’anno in una dichiarazione congiunta denominata “The Spirit of the Quad” i suoi membri descrivono le proprie intenzioni come guidate da una visione di una regione dell’Indo Pacifico libera e soggetta a regole che disciplinino il Mar cinese Meridionale e Orientale, sotto l’egidia di una convenzione internazionale. Gli interessi sono nel migliore dei casi quelli di voler rispondere alle crescenti pressioni di indipendenza economica e territoriale della Cina rafforzando quello che è divenuto sempre di più un confronto tra blocchi di potere e interessi economici.

L’Indo-Pacifico si estende su due oceani e diversi continenti, rendendolo importante per gli interessi marittimi statunitensi, nonchè pilastro della loro capacità di mantenersi al centro della scena geopolitica ed economica. Secondo gli ultimi dati attendibili risalenti al 2019, il valore del commercio statunitense passato attraverso la regione è stato pari a 1,9 mila miliardi di dollari, con un transito previsto per quest’anno del 42% delle esportazioni e il 38% delle importazioni a livello mondiale.

Durante la pandemia le relazioni della Cina con ciascuno dei membri del Quad sono diventate più tese, con evidenze nel rapporto con gli Stati Uniti, che non hanno ottenuto alcun vantaggio dalla guerra commerciale in corso e non sono riusciti a convenire per un’alternativa all’attuale guerra commerciale, nemmeno dopo l’incontro tra Biden e il suo omologo cinese durante l’incontro in Alaska avvenuto a marzo.

LEGGI ANCHE>> Afghanistan, gli effetti si fanno sentire anche sui mercati

L’Afghanistan può essere il punto di rottura nei rapporti tra Cina, USA, India, Giappone e Australia

L’Australia continua a sopportare il peso delle sanzioni economiche di Pechino, dopo aver suggerito l’avvio di un’indagine indipendente sulle origini del coronavirus sul territorio cinese, che è stata naturalmente negata da questa e ha inasprito le ritorsioni economiche tra i due paesi. L’India e il Giappone si sono scontrate recentemente con la Cina per dispute territoriali che sono sembrate particolarmente anacronistiche, così come hanno rilevato le critiche pubbliche dell’ambasciatore cinese, che ha giudicato il Giappone per il mutamento all’interno dell’opionie pubblica frutto della mentalità da guerra fredda, che non potrà fare altro che alimentare gli effetti negativi di quelli che sono i pretesti per una potenziale azione militare.

La Cina ha oggi un interesse anche nel Medio Oriente e proprio in Afghanistan porta avanti strategie tese a mantenere, senza la presenza militare, la sua influenza politica ed economica. Al momento l’economia cinese che sta tornando alla normalità, segna valori riconducibili ai livelli di crescita pre crisi, che nel secondo trimestre 2021 sono arrivati a un aumento del 7,9% del Pil rispetto al trimestre precedente.

Se la crescita continuerà a ridimensionarsi, in linea tendenziale Pechino dovrà fare ricorso a nuovi investimenti infrastrutturali, che dovranno, in assenza di altri partner strategici, coinvolgere l’Europa e riavviare una definizione della sua posizione all’interno di questo complesso quadro, spostando l’ago della bilancia economica alle decisioni e agli accordi tra queste due regioni.

Andrea Carta

Ha studiato Analisi Tecnica dei mercati finanziari e ha svolto la professione di trader indipendente fino al 2019. Appassionato di letteratura e scrittura creativa, concilia le sue conoscenze ed esperienze scrivendo articoli in tema finanziario, socio economico e politico

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