Al lavoro sono stato punito economicamente due volte per la stessa condotta sbagliata: le nuove regole sono assurde

Essere punito al lavoro per la condotta è davvero mortificante, la Cassazione indaga un caso molto importante.

Chi ha un comportamento violento al lavoro, viene punito due volte: la condotta è tutto! Ma cosa s’intende? Vale a prescindere in qualsiasi situazione? A illuminare sulla vicenda e a porre ulteriori indicazioni, è la sentenza n. 15027/2025 della Cassazione.

sfondo ufficio datore rimprovera lavoratrice e tondo con mano che indica documento
Al lavoro sono stato punito economicamente due volte per la stessa condotta sbagliata: le nuove regole sono assurde- Trading.it

Non c’è promozione per il lavoratore violento, la condotta è fondamentale, soprattutto le conseguenze sono… doppie! Lo conferma la Cassazione con la sentenza n. 15027/2025, trattando nel dettaglio cos’è un’infrazione disciplinare multipla.

Da un recente caso, si evince che violare una regola di condotta in azienda, equivale a mettersi in una condizione grave. Bisogna fare attenzione però a tutto ciò che può davvero succedere, dato che il lavoratore potrebbe perdere una promozione, se la attende.

Un doppio danno giustificato però dal fatto che se si compiono atti che danneggiano l’organizzazione, la produttività e la stessa reputazione del datore di lavoro, allora non si può contestare. Trattando un caso specifico, è più facile comprendere cosa s’intende per “violento” punibile doppiamente.

Analisi, ecco perché al lavoro c’è chi viene punito due volte per la condotta

Un dipendente  è stato punito con provvedimento disciplinare ed ha perso i punti che gli servivano a progredire nella carriera all’interno della gerarchia dei dipendenti. La sentenza n. 15027/2025 della Cassazione ha posto termine alla diatriba tra il dipendente e il datore, specificando che c’è un “limite” che non può mai essere oltrepassato.

datrice di lavoro rimprovera lavoratrice
Analisi, ecco perché al lavoro c’è chi viene punito due volte per la condotta- Trading.it

Non si può aggredire un collega, ed è successo questo all’uomo protagonista del caso, durante un periodo di trasferta di lavoro. Infatti, la vittima avrebbe subito violenze fisiche e psicologiche durante il soggiorno a New York. La controparte contestava sia il provvedimento disciplinare inflittogli per la questione, e anche la perdita dei punti per salire di categoria sociale ed economica.

Sospeso per 10 giorni, la Corte d’Appello ritiene legittimo il provvedimento, perché dalle prove emerse si evince la violazione dei valori di correttezza. Nello specifico l’art. 4 del Codice bancario, il quale prevedeva l’obbligo di astenersi da comportamenti incompatibili con gli ideali e l’immagine aziendale.

Questi sono doveri da rispettare sia dentro che fuori l’azienda. Infondata la pretesa di avere l’avanzamento di carriera, perché lo stesso data la condotta, è stato incapace di gestire le situazioni. In secondo grado si conferma lo stesso, allora la controparte ha deciso di ricorrere alla Cassazione che nella sentenza 15027 ha confermato le precedenti pronunce.

Le azioni aggressive fatte fuori dall’orario di lavoro sono un illecito disciplinare. Bisogna rispettare i principi di correttezza, rispetto e integrità.

A determinare il maggior cambiamento, è l’ipotesi del bis in idem del potere disciplinare, cioè una duplicazione della sanzione. Appunto, aggressioni al collega riguardanti però molteplici effetti dello stesso comportamento su diversi aspetti della gestione del lavoro. Per questo ha avuto sia il provvedimento che la mancata promozione, perché la condotta può essere punita con effetti multipli.

Gestione cookie