Il rimborso del 730/2025 potrebbe non arrivare come previsto. Un controllo può bloccare tutto, anche per pochi euro. C’è una soglia nuova da conoscere, regole precise da rispettare e tempistiche da non sottovalutare. La sorpresa, per molti, arriva solo quando il bonifico non si vede. E spesso è troppo tardi per correre ai ripari.
Chi attende il proprio rimborso fiscale, magari già calcolato nel Modello 730 e previsto in busta paga o nella pensione di luglio, potrebbe rimanere spiazzato. Non tutti sanno che l’Agenzia delle Entrate può sospendere il pagamento, anche senza preavviso immediato, per svolgere alcuni controlli. Il tutto inizia anche solo con un credito d’imposta che supera i 500 euro.
Il blocco non è una misura straordinaria. Fa parte delle normali attività di verifica, pensate per contrastare errori, incongruenze o frodi. Ma per il contribuente può significare dover attendere mesi prima di vedere quei soldi. E il disagio è reale, soprattutto se si contava su quel rimborso per spese già pianificate.
Cambiando solo un piccolo dettaglio della propria situazione fiscale, si può finire sotto la lente dell’Agenzia. Anche una cartella esattoriale non saldata può far scattare una proposta di compensazione: il credito fiscale viene usato per estinguere il debito. In questo caso, tutto resta sospeso fino a decisione presa.
Le regole sono contenute nell’articolo 28-ter del D.P.R. 602/1973 e nell’articolo 5 del D.lgs. 175/2014. La novità più importante dal 2025 riguarda la soglia minima oltre la quale l’Agenzia può intervenire: bastano 500 euro di credito da rimborsare per far partire le verifiche.
Se viene rilevato un debito iscritto a ruolo, l’Agenzia invia al contribuente una proposta di compensazione. Il cittadino ha 60 giorni di tempo per accettare o rifiutare. Se accetta, il rimborso copre in parte o interamente il debito. Se rifiuta, l’importo resta bloccato fino al 31 dicembre dell’anno successivo e l’Agente della Riscossione può agire.
Prendiamo un caso concreto: un lavoratore ha diritto a un rimborso di 700 euro ma ha una cartella esattoriale da 650 euro non saldata. Riceve quindi la proposta di usare il rimborso per estinguere il debito. Se non risponde o rifiuta, non solo non riceve subito il denaro, ma rischia anche l’avvio dell’esecuzione forzata da parte dell’agente preposto alla riscossione.
Un’altra ipotesi di blocco riguarda i controlli preventivi. Quando il Modello 730 presenta anomalie nei dati, il rimborso non viene più erogato direttamente dal datore di lavoro o dall’ente pensionistico, ma passa nelle mani dell’Agenzia delle Entrate.
Il controllo scatta se il rimborso supera i 4.000 euro oppure se ci sono elementi di incoerenza nei dati dichiarati. Differenze rispetto a Certificazioni Uniche, anomalie rispetto alle spese detraibili o incongruenze con gli F24 versati possono far partire la verifica.
Esempio classico: un contribuente richiede un rimborso elevato per spese mediche, ma nei dati in possesso dell’Agenzia quelle spese non risultano documentate. In questo caso il rimborso si blocca e viene sbloccato solo dopo l’esito positivo del controllo.
Anche se il rimborso viene bloccato, deve essere comunque pagato entro sei mesi dal termine per l’invio del 730, quindi entro fine marzo 2026. Ma l’attesa può comunque creare problemi concreti. Conoscere queste regole aiuta a evitare sorprese e a gestire meglio il proprio rapporto con il Fisco.
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