Allarme rosso da OpenAI: la bolla AI da 500 miliardi $ potrebbe essere il peggiore incubo per gli investitori dai tempi della dot-com

Sam Altman, CEO di OpenAI, lancia un avvertimento sul rischio di una bolla speculativa nell’intelligenza artificiale, pur definendola la rivoluzione più importante del nostro tempo. In una rara intervista, parla della crescita di ChatGPT, di un interesse per Google Chrome e dei trilioni di dollari necessari per il futuro dell’AI.

Le parole di Sam Altman, l’uomo simbolo di ChatGPT, hanno il potere di scuotere l’intero settore tecnologico. In una recente conversazione con il sito The Verge, l’amministratore delegato di OpenAI ha offerto una visione a 360 gradi sull’intelligenza artificiale, confermando i timori di molti osservatori: sì, il rischio di una bolla AI è concreto. Ma il suo non è un messaggio pessimista; è un’analisi complessa che paragona l’entusiasmo attuale a quello della bolla dot-com, un’euforia eccessiva attorno a una tecnologia che, alla base, è destinata a cambiare il mondo.

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Allarme rosso da OpenAI: la bolla AI da 500 miliardi $ potrebbe essere il peggiore incubo per gli investitori dai tempi della dot-com – trading.it

Tra una riflessione sul futuro del web e i costi esorbitanti dei data center, Altman ha anche lanciato una potenziale bomba sul futuro di Google Chrome, aprendo a scenari strategici che potrebbero ridisegnare gli equilibri di potere della Silicon Valley, il tutto mentre l’azienda si avvia a una valutazione potenziale di 500 miliardi di $.

Il paradosso della bolla e la sfida a Google

Secondo Sam Altman, l’entusiasmo degli investitori per l’intelligenza artificiale è eccessivo, un classico segnale di una bolla. “Quando ci sono bolle, le persone intelligenti si entusiasmano troppo per un nocciolo di verità”, ha spiegato, sottolineando però che la tecnologia sottostante è “la cosa più importante accaduta da molto tempo”. Il paragone è con la bolla tecnologica di fine anni ’90: molte aziende sopravvalutate sono scomparse, ma da quelle ceneri sono emersi giganti come Amazon e lo stesso Google, a dimostrazione che anche dalle fasi speculative possono nascere i vincitori di lungo termine. Questa fiducia si riflette nella crescita esponenziale di ChatGPT, che secondo Altman ha quadruplicato la sua base utenti in un anno, raggiungendo oltre 700 milioni di persone a settimana e puntando a diventare il terzo sito più grande al mondo.

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Il paradosso della bolla e la sfida a Google – trading.it

La sfida a Google è quindi già in atto, ma potrebbe assumere contorni inaspettati. Il Dipartimento di Giustizia americano ha chiesto la cessione del browser Google Chrome nel processo per monopolio sulla ricerca. A tal proposito, Altman ha dichiarato: “Se Chrome sarà davvero in vendita, dovremmo dargli un’occhiata”. Controllare il browser significa infatti controllare l’interfaccia principale dell’utente con il web e il redditizio slot del motore di ricerca predefinito, una mossa che seguirebbe l’offerta da 34,5 miliardi di $ già avanzata da Perplexity, startup concorrente di OpenAI.

Il costo dei trilioni e il futuro del web

Lo sviluppo di modelli sempre più potenti come il futuro GPT-5 ha un costo esorbitante. “Dovete aspettarvi che OpenAI spenda trilioni di dollari nella costruzione di data center nel prossimo futuro”, ha affermato Altman. Questa cifra monumentale evidenzia la necessità di una capacità di calcolo senza precedenti, creando una corsa agli armamenti computazionali che sta arricchendo l’intera filiera, a partire da colossi come Nvidia, produttrice delle indispensabili GPU. Questa rivoluzione tecnologica, secondo il CEO, è destinata a cambiare anche il nostro modo di navigare in rete. Con la diffusione delle “AI overview” che forniscono risposte dirette, Altman prevede che “le persone visiteranno meno siti web”.

Tuttavia, questo non segnerà la fine dei creatori. In un mondo inondato da informazioni generate artificialmente, Altman scommette che i contenuti creati, approvati e curati dagli esseri umani aumenteranno di valore in modo drammatico, diventando un bene prezioso, garanzia di autenticità. Riguardo al suo futuro, Altman ha glissato, rispondendo a chi gli chiedeva se sarà ancora CEO tra qualche anno: “Magari tra tre anni il CEO sarà un’AI”. Ha inoltre ribadito la sua avversione a guidare un’azienda quotata: “Riuscite a immaginarmi in una call sugli utili?”, a conferma della visione a lunghissimo termine di OpenAI, non vincolata alle pressioni dei mercati trimestrali.

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