Anno positivo o negativo? Il Dow Jones ha già deciso (e non te ne sei accorto)

Cosa accomuna il 2025 al 1929? C’è una curva nascosta nel tempo che potresti non aver mai notato. E no, non si tratta di una coincidenza. Una vecchia danza dei prezzi del Dow Jones sembra ripetersi come un disco che torna sempre sullo stesso giro.

Ma cosa succede davvero? E cosa ci raccontano più di cento anni di dati? Un movimento ciclico, quasi invisibile, potrebbe custodire una verità tanto semplice quanto sorprendente. Non è magia, ma qualcosa di molto più concreto.

Grafico mercati
Anno positivo o negativo? Il Dow Jones ha già deciso (e non te ne sei accorto)-trading.it

Hai mai avuto la sensazione che il mercato segua un copione? Magari osservando un grafico hai notato che certi momenti dell’anno sembrano assomigliarsi, come se ci fosse un ritmo sottotraccia che guida i movimenti dell’indice. Non è solo immaginazione. Analizzando oltre un secolo di dati del Dow Jones, emerge una curiosa ripetizione di schemi, quasi come una memoria profonda del mercato.

Non parliamo di formule magiche o algoritmi segreti, ma di schemi ricorrenti, evidenti solo a chi osserva con attenzione il lungo periodo. Dalla fine del 1800 fino a oggi, ci sono movimenti che si ripetono, specialmente nei mesi chiave dell’anno. Un susseguirsi di slanci e pause che lascia pensare che, in fondo, i mercati abbiano una logica più prevedibile di quanto si creda.

Anni positivi: un minimo presto e una corsa fino a dicembre

In molti anni positivi, l’andamento del Dow Jones segue una traiettoria abbastanza definita. Il minimo si presenta quasi sempre tra gennaio e marzo, mentre il massimo tende ad arrivare a dicembre. Questo non accade per caso: l’inizio dell’anno spesso coincide con un rinnovato ottimismo che, dopo una pausa tra marzo e aprile, riprende vigore verso metà anno.

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Anni positivi: un minimo presto e una corsa fino a dicembre-trading.it

Tra agosto e ottobre, però, qualcosa si muove. L’indice tende a rallentare, a volte bruscamente, per poi ripartire nel tratto finale dell’anno. È come una maratona con due soste brevi prima dello sprint conclusivo. Questo schema, che si è ripetuto spesso, non ha una spiegazione assoluta, ma i dati parlano chiaro: quando l’anno chiude in verde, questi movimenti si ripresentano con frequenza impressionante.

Il bello è che non servono teorie complicate per comprenderlo. Basta guardare i numeri con attenzione, come abbiamo fatto analizzando le medie dal 1898 a oggi. E quando un pattern si presenta così tante volte, forse vale la pena tenerlo in considerazione.

Anni negativi: uno specchio al contrario

Quando invece l’anno si chiude in rosso, il copione sembra ribaltarsi. Spesso il massimo si presenta nei primi mesi, tra gennaio e marzo, seguito da un progressivo declino che culmina con il minimo a dicembre. Anche qui, tra marzo e aprile e poi tra agosto e ottobre, si notano tentativi di recupero che raramente cambiano la direzione generale.

È quasi uno specchio distorto dell’anno positivo: gli stessi mesi chiave, ma con movimenti opposti. Anche questa tendenza, pur non essendo infallibile, si mostra con una costanza sorprendente nei dati storici del Dow Jones. Non è predizione, è pura osservazione.

In fondo, forse non è solo questione di numeri, ma di come reagiamo come collettività. Paure, entusiasmi e aspettative si ripetono, creando queste onde cicliche che, anno dopo anno, tornano a galla.

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