Ogni mese, 336 euro possono fare la differenza nella vita di tante famiglie, ma non tutti ne sono a conoscenza. Una misura pensata per sostenere chi affronta sfide quotidiane legate alla disabilità infantile resta spesso nascosta dietro iter poco chiari. L’INPS la gestisce, ma non sempre la eroga in automatico. C’è chi la riceve solo per alcuni mesi e si chiede il perché. Chi pensa di non avere diritto, quando invece lo avrebbe. E chi, pur avendo fatto tutto correttamente, rischia di perdere mesi di contributo solo per una mancata comunicazione.
Una mamma, un papà, un nonno: chiunque abbia accanto un bambino con disabilità sa bene quanto ogni piccolo supporto possa essere determinante. Ci sono giornate in cui sembra tutto in salita. Scuola, terapie, orari impossibili, burocrazia. E poi, all’improvviso, si scopre che esiste un aiuto concreto, un sussidio economico che potrebbe dare un po’ di respiro. Ma serve attenzione, serve conoscere ogni passaggio, anche quello più nascosto. Perché non basta che il bimbo frequenti un centro o un asilo: serve provarlo, documentarlo, e comunicarlo nei tempi e nei modi giusti.

Tra una telefonata all’INPS e una visita medica, capita che le famiglie non ricevano tutto ciò che spetta loro. E la domanda sorge spontanea: quei soldi si possono recuperare? Cosa succede durante l’estate, quando la scuola chiude ma le attività continuano altrove? Ecco dove l’assegno da 336 euro al mese diventa oggetto di dubbi, errori e richieste inevase.
Quando l’indennità c’è, ma non arriva: perché l’estate è un nodo critico
Durante l’anno scolastico l’indennità di frequenza da 336 euro al mese viene erogata in modo regolare. Ma quando arrivano i mesi estivi, per molte famiglie l’accredito si interrompe senza spiegazioni. Il motivo è semplice: la prestazione è legata alla frequenza effettiva di una struttura scolastica, educativa o riabilitativa, e non è automatica.

La legge prevede un massimo di 12 mensilità, ma ognuna va giustificata. Se durante l’estate il bambino frequenta un centro estivo, una scuola privata o una struttura riabilitativa, questo non basta a garantire il proseguimento dell’indennità. Serve una certificazione ufficiale che attesti la frequenza, da inviare all’INPS. Senza quel documento, l’erogazione si blocca.
Un esempio concreto è quello di una bambina iscritta a una scuola privata estiva. Ha frequentato da fine giugno a inizio settembre, ma non è stato versato nulla per luglio e agosto. Solo dopo aver prodotto la certificazione della scuola e trasmesso la documentazione, la famiglia ha potuto presentare la richiesta di recupero. È quindi fondamentale conoscere il meccanismo per non perdere mesi importanti.
Come ottenere anche i mesi estivi: la procedura e i documenti necessari
Per ottenere l’assegno mensile di 336 euro anche nei mesi estivi, è necessario dimostrare che il minore ha frequentato regolarmente una struttura accreditata. La struttura deve rilasciare un’attestazione con il periodo di frequenza e il tipo di attività svolta. Il documento va poi inviato all’INPS attraverso il portale o tramite un patronato.
Va anche rispettato un requisito reddituale: il reddito annuo del minore non deve superare i 5.750 euro. Questo limite è aggiornato ogni anno e rappresenta una delle condizioni fondamentali per ricevere l’indennità di frequenza.
La domanda può essere presentata anche in modo retroattivo, purché entro i termini previsti. Questo consente alle famiglie che hanno dimenticato di comunicare la frequenza estiva di recuperare i mesi non pagati. Fondamentale è anche la compilazione del modulo AP70, che conferma la continuità della frequenza.
Ogni estate, quindi, non basta iscrivere il proprio figlio a una struttura: serve anche organizzarsi con la documentazione e seguire ogni passaggio burocratico. Solo così l’assegno INPS da 336 euro al mese potrà essere garantito per tutti i mesi dell’anno.