La sentenza della Corte Costituzionale spiega cosa cambierà con l’assegno INPS, spiegazione e indicazioni.
L’ultimo aggiornamento della Corte Costituzionale è essenziale, poiché serve a comprendere cosa cambierà nella gestione dell’assegno INPS. Trattandosi di una delle misure più utilizzate dai contribuenti, un intervento di Welfare con esiti positivi, molti hanno necessità di sapere tutte le evoluzioni del caso, specie le positive con gli aumenti in questione. La pronuncia è la seguente: ci sono aspetti della Riforma Dini che sono stati dichiarati “incostituzionali”.

Per quanto concerne l’assegno ordinario di invalidità la Corte Costituzionale sembra non avere dubbi, richiede l’integrazione al minimo. Lo conferma con la sentenza n. 94/2025 dello scorso 3 luglio, per cui c’è la dichiarazione pocanzi dichiarata. C’è una parte della Legge n. 335/1995, la cosiddetta Riforma Dini, che è stata dichiarata incostituzionale.
Nello specifico, è stato determinato come “illegittimo” l’art. 1 comma 16, l’impedimento dell’integrazione al minimo dell’assegno anche quando calcolato del tutto con il sistema contributivo.
Una condizione inaccettabile, per cui la sentenza stabilisce che questo “assurdo divieto” di integrare al minimo i trattamenti pensionistici introdotto dalla Riforma Dini per il passaggio dal sistema retributivo al contributivo, non si applica sull’assegno ordinario di invalidità.
Esso è destinato ai lavoratori la cui capacità di svolgere un’attività lavorativa, è ridotta a meno di un terzo a causa di infermità fisiche e mentali.
Applicazione sentenza, cosa cambierà con l’introduzione dell’assegno INPS
Questa l’analisi e l’enunciazione della pronuncia, a cui segue l’applicazione concreta del cambiamento in questione. L’assegno INPS si rivela essere uno strumento molto importante per i contribuenti, poiché li sostiene economicamente data la loro condizione di difficoltà.

Un Welfare che si rispetti ha l’obiettivo di rendere le condizioni di vita delle persone consone e dignitose, specie se partono da una base “svantaggiata”. Ciò viene posto in essere mediante una decisione studiata in modo da rendere la vita di chi è destinatario della misura, migliore, ma soprattutto al fine di perseguire la piena uguaglianza rispetto a coloro che invece non lo necessitano.
In sostanza, anche se l’assegno di invalidità viene calcolato del tutto con il sistema contributivo, deve essere integrato. Quindi, questo nonostante tendi a generare importi più bassi rispetto al retributivo, specialmente per chi ha carriere poco stabili e brevi, dovrà avere l’integrazione in questione, fino a raggiungere l’importo minimo che è stato stabilito dalla legge. La condizione sussiste, qualora l’assegno calcolato fosse minore.
Con questo sistema si configura pienamente l’obiettivo della Corte Costituzionale. Cioè di garantire la tutela minima di sussistenza ai lavoratori che si trovano in condizioni più complesse, quelle di ridotta capacità lavorativa, al di là del sistema utilizzato per il calcolo della pensione di cui saranno destinatari.