Spunta l’ipotesi della riduzione della durata della NASpI e scatta il panico tra gli interessati: la misura sarù dimezzata?
La NASpI è la misura di sostegno che viene erogata dall’INPS a coloro che hanno perso il lavoro in maniera involontaria; per tale motivo è detta anche “indennità di disoccupazione“. Ne hanno diritto, però, solo i soggetti che rispettano specifici requisiti.

La prestazione prende in considerazione gli ultimi quattro anni di lavoro antecedenti la disoccupazione, sia per la definizione della durata sia della determinazione dell’importo spettante. Ammonta al 75% della retribuzione media percepita in tale lasso di tempo e può essere versata per un massimo di 24 mesi, cioè la metà delle settimane effettivamente lavorate nell’ultimo quadriennio. Di conseguenza, solo chi ha sempre lavorato nel periodo considerato può ricevere la NASpI per due anni. Ma a breve potrebbero esserci delle importanti novità proprio in relazione alla durata.
La NASpI passerà da 24 a 12 mesi? Ecco chi sostiene l’iniziativa
La NASpI non viene pagata uniformemente per tutta la sua durata, ma si riduce del 3% ogni mese dopo i primi 6 mesi. Nonostante tale meccanismo possa rivelarsi dannoso per i percettori, nelle ultime settimane, alcuni datori di lavoro hanno iniziato a mettere in discussione la reale necessità del riconoscimento dell’indennità di disoccupazione per 24 mesi, ritenendo che si tratti di un periodo eccessivamente lungo e che, al contrario, agevoli coloro che preferiscono continuare a non lavorare anziché cercare un nuovo impiego con celerità.

C’è chi addirittura ha paragonato il sussidio al vecchio Reddito di Cittadinanza, perché invoglierebbe a non rientrare nel mercato del lavoro. Le perplessità sull’operatività della NASpI provengono da alcuni artigiani di Treviso che, al Corriere della Sera, hanno proposto la riduzione della durata massima della misura a 12 mesi. Hanno, inoltre, espresso disappunto per la facoltà di accedere alla NASpI anticipata in un’unica soluzione, riservata ai soggetti che hanno intenzione di intraprendere un’attività lavorativa autonoma.
I dubbi riguardano il rischio che ci siano “furbetti” che utilizzino la prestazione illegittimamente, magari aprendo la partita IVA senza la volontà di avviare un progetto imprenditoriale vero e proprio. L’esempio illustrato è quello di un gruppo di ex dipendenti di Treviso che avrebbero usufruito della NASpI anticipata ma non avrebbero, poi, svolto alcuna attività d’impresa. Per questo motivo, c’è chi ritiene che in alcune Regioni, dove le domande per l’indennità sono aumentate, il sussidio sia alla base della mancanza di manodopera, perché le persone preferiscono rimanere disoccupate anziché svolgere determinati mestieri. Ma si tratta di un dato che andrà valutato attentamente nelle sedi opportune.