L’assegno di invalidità è una prestazione economica erogata all’INPS su richiesta di coloro che hanno una ridotta capacità lavorativa, ma cosa succede quando si arriva all’età pensionabile?
L’assegno di invalidità spetta ai lavoratori dipendenti, autonomi (commercianti, coltivatori diretti, artigiani, coloni e mezzadri), lavoratori iscritti ai fondi pensione sostitutivi ed integrativi dell’AGO (assicurazione generale obbligatoria). Per fare richiesta dell’assegno bisogna avere requisiti specifici:
a) una capacità lavorativa ridotta a meno di un terzo per infermità, difetto fisico o mentale;
b) un requisito contributivo di 260 contributi settimanali (pari a cinque anni) di cui 156 contributi settimanali (pari a tre anni) nei cinque anni precedenti la data di presentazione della domanda.
L’assegno spetta dal primo giorno del mese successivo alla presentazione della domanda. A condizione che l’interessato soddisfi tutti i requisiti richiesti, sia a livello amministrativo che sanitario.
Inoltre, alla presentazione della domanda, deve essere allegata la certificazione medica con il modello SS3.
L’assegno di invalidità, al compimento dell’età pensionabile (nel 2021 è 67 anni), si trascorsa in modo automatico in pensione di vecchiaia e non sarà necessario inoltrare domanda all’INPS. Inoltre, il passaggio da assegno di invalidità a pensione di vecchiaia non comporterà nessuna penalizzazione.
La pensione di vecchiaia sarà calcolata in base ai contributi e maggiorazioni a carico del lavoratore dipendente.
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In effetti, la trasformazione è operata d’ufficio al perfezionamento dei requisiti anagrafici previsti in vigore con la legge Fornero per l’accesso alla pensione di vecchiaia. Questa trasformazione è molto importante, perché il lavoratore non sarà più soggetto a revisione e al rischio di perdere l’assegno.
Inoltre, dalla trasformazione dell’assegno ordinario di invalidità in pensione di vecchiaia ci sono due ulteriori vantaggi da considerare. Il primo riguarda la possibilità per il pensionato di cumulare eventuali redditi da lavoro (autonomo o dipendente). Come è noto, l’assegno ordinario di invalidità permette solo parzialmente il cumulo con altri redditi da lavoro, operando una decurtazione sulla prestazione economica.
Il secondo riguarda la reversibilità, infatti, in caso di decesso del pensionato gli eredi hanno diritto alla pensione di reversibilità. L’assegno di invalidità non è reversibile nei confronti degli eredi, i quali possono, nel caso di decesso del pensionato, verificare i requisiti per la pensione indiretta. Pensione di reversibilità: il rimborso dei buoni postali taglia l’assegno?
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