Ci sono notizie che fanno rumore più di altre. Quando toccano la vita quotidiana, diventano il centro di tante domande e di infinite speranze. L’idea di un sostegno economico più consistente può cambiare le giornate, soprattutto quando si parla di salute, disabilità e difficoltà oggettive nel condurre una vita autonoma. Un aumento dell’assegno di invalidità fino a 1.289 euro al mese ha acceso l’interesse di molte famiglie italiane. Ma cosa c’è davvero dietro questa cifra? Quali condizioni bisogna rispettare per riceverla?
A volte basta poco per scatenare un passaparola, un post sui social, una notizia ascoltata di sfuggita in TV. E così cresce la curiosità, si moltiplicano i dubbi e ci si chiede se si rientri nei requisiti, se basti una domanda o se sia tutto un processo complesso e poco trasparente. Non si tratta solo di cifre, ma di diritti che cambiano la qualità della vita. Per chi vive con una invalidità civile totale, ogni possibilità di supporto concreto può fare la differenza. E, in questo caso, il sostegno economico può arrivare da più canali.
Ci sono situazioni in cui non si riesce a coprire nemmeno le spese fondamentali, e una somma mensile che si avvicina ai 1.300 euro può significare la possibilità di assumere un assistente, di pagare un affitto o semplicemente di affrontare le spese sanitarie senza ansie. Ma non è una somma che si riceve automaticamente: tutto dipende da una serie di condizioni ben precise, spesso poco chiare o comunicate male.
Quando viene riconosciuta un’invalidità totale, si ha diritto a un assegno mensile di 336 euro per 13 mensilità, ma solo se il reddito personale annuo non supera i 19.772,50 euro. Questo è il primo livello. Il secondo, invece, riguarda la maggiorazione sociale: un’aggiunta mensile di 411,84 euro, che spetta se il reddito annuo personale è inferiore a 9.721,92 euro, oppure a 16.724,89 euro se si è coniugati.
Questa maggiorazione non richiede una richiesta separata. Viene applicata automaticamente dall’INPS, sulla base dei dati reddituali dichiarati l’anno precedente. In questo modo, l’assegno complessivo può arrivare a 747,84 euro al mese.
A questi si può aggiungere, in alcuni casi, l’importo dell’indennità di accompagnamento, che spetta a chi non è in grado di camminare autonomamente o necessita di assistenza continua. Si tratta di 542 euro al mese, per 12 mensilità. Questo importo non dipende dal reddito, ma esclusivamente dalle condizioni sanitarie accertate dalla Commissione Medica ASL.
Sommando l’assegno base, la maggiorazione e l’accompagnamento, si può arrivare a un importo mensile complessivo di 1.289 euro. Una cifra che, per molti, significa un vero cambio di prospettiva nella gestione quotidiana.
Nel luglio 2025, la Corte Costituzionale ha stabilito che non è più legittimo escludere dall’integrazione al minimo gli assegni calcolati con il solo sistema contributivo. Prima della sentenza, solo chi aveva assegni calcolati col metodo retributivo poteva ottenere l’integrazione, lasciando fuori molte persone in condizioni economiche difficili. La Corte ha definito questa esclusione irragionevole e contraria all’articolo 3 della Costituzione.
Questa decisione rappresenta un importante passo avanti per chi riceve un assegno di invalidità civile con importi inferiori. Da ora in avanti, anche questi assegni potranno essere integrati fino al minimo previsto annualmente, garantendo un trattamento più equo.
È importante sottolineare che questa modifica non ha effetto retroattivo. Chi ha ricevuto un importo ridotto in passato non potrà richiedere arretrati. Tuttavia, dal 2025 in poi, si applicheranno criteri più inclusivi che ampliano la platea dei beneficiari.
Molti non sono consapevoli di queste possibilità. Affidarsi a fonti ufficiali come INPS, Agenzia delle Entrate o rivolgersi a un patronato può fare la differenza tra ricevere l’importo minimo o accedere all’intero sostegno disponibile. La strada non è sempre semplice, ma i diritti ci sono.
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