Una buona notizia per gli automobilisti e meno buona per il ministro Salvini. Stop agli autovelox definiti selvaggi.
Stop alle multe e alla decurtazione dei punti sulla patente. Gli automobilisti possono anche fare ricorso. Tuttavia la sentenza della Corte di Cassazione non deve essere vista come un invito a trascurare velocità e sicurezza sulle strade.

Il Ministero dell’Interno e dell’Avvocatura dello Stato ci aveva provato a respingere la richiesta di eliminare gli autovelox non omologati, ma la Corte di Cassazione sul tema è irremovibile. Un automobilista ‘eroe’ ha presentato ricorso dopo avere ricevuto una multa per eccesso di velocità, il dispositivo che lo ha sanzionato era privo della prescritta omologazione. Si ritorna a parlare dell’importante differenza che c’è tra approvazione e omologazione. A mettere le cose in chiaro è la recente ordinanza n. 12924/2025.
La sentenza della Cassazione colpisce duramente il Viminale che aveva invitato le amministrazioni locali a preparare memorie difensive basate sull’equiparazione tra approvazione e omologazione, al fine di garantire una “difesa omogenea” in giudizio. Ma per la Suprema Corte le circolari ministeriali, in quanto meri atti di indirizzo interno all’amministrazione, non possono prevalere su un’interpretazione fondata su “fonti normative primarie”.
Autovelox, ricorso vinto da un automobilista: come non perdere soldi e punti sulla patente
La Suprema Corte ha respinto la tesi sostenuta dai giudici di merito, secondo cui sia sufficiente la taratura periodica degli autovelox per garantire l’affidabilità dello strumento. C’è una distinzione importante tra approvazione e omologazione.

La Cassazione, infatti, ha ribadito senza se e senza ma che approvazione e omologazione sono due procedure distinte e entrambe necessarie per la legittimità delle sanzioni. L’approvazione attesta la conformità di un dispositivo alle specifiche tecniche previste, mentre l’omologazione è un passaggio fondamentale che verifica se il dispositivo dispone delle caratteristiche costruttive e funzionali essenziali richieste dal regolamento di esecuzione del Codice della Strada.
Nel caso dell’automobilista di cui vi parliamo, la Suprema Corte ha accolto l’opposizione annullando tredici verbali per un importo complessivo di 1.600 euro, oltre alla decurtazione dei punti dalla patente. La Cassazione ha confermato la linea già tracciata dalla sentenza n. 10505 del 18 aprile 2024, ribadendo come l’omologazione del prototipo sia una condizione di legittimità indispensabile per l’utilizzo degli autovelox nell’accertamento delle violazioni del Codice della Strada da parte dei pubblici ufficiali. Rispondendo alla difesa del Comune, la Corte ha precisato che l’esistenza della taratura periodica passa in secondo piano rispetto alla necessità della doppia verifica di approvazione e omologazione dello strumento. Per sapere se il dispositivo utilizzato dalla polizia è stato omologato occorre presentare una richiesta di accesso agli atti amministrativi presso l’Organo accertatore. Quest’ultimo deve rispondere entro 30 giorni fornendo la documentazione richiesta dal cittadino.
La possibilità di impugnare il verbale è limitata ai termini prescritti: 30 giorni per il ricorso al giudice di pace o 60 giorni per il ricorso al Prefetto. Ma attenzione: chi ha già pagato ha di fatto rinunciato alla possibilità di fare ricorso e non può chiedere la restituzione dei soldi spesi o dei punti che gli sono stati sottratti dalla patente.