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Azioni delle aziende che producono auto elettriche: 6 motivi per evitarle

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La produzione di auto elettriche non è un buon settore di investimento, i 6 motivi principali per evitarlo 

Negli ultimi anni il settore delle auto elettriche ha rappresentato una vera e propria rivoluzione, non solo per la promessa di un futuro più sostenibile e a basse emissioni, ma anche per le dinamiche di mercato che ne hanno accompagnato lo sviluppo. La tecnologia però ha aperto diversi quesiti: tra i quali è protagonista tutto l’indotto che gira intorno alla costruzione e allo sviluppo delle batterie per le auto, che ha messo in primo piano sfruttamento minorile e inquinamento, e il problema della scomodità relativa alla scarsità di colonnine di ricarica sul territorio.

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Da un lato, la Germania si è distinta per l’accelerazione dell’ottimizzazione delle nuove catene di montaggio e produzione per l’elettrico, dall’altro, la Cina sembra emergere come un attore aggressivo da questo punto di vista, perché capace di offrire auto elettriche a costi notevolmente inferiori grazie a una produzione su larga scala e a un controllo strategico sulle materie prime, in particolare per le batterie.

L’Europa, nel suo complesso, si trova a dover conciliare ambiziosi obiettivi di transizione energetica con una realtà economica caratterizzata da sfide strutturali. Aziende storiche come Stellantis, che un tempo incarnavano la forza del comparto automobilistico, stanno vivendo momenti di difficoltà operative a fronte di una concorrenza sempre più agguerrita e di un mercato in rapido mutamento. Nonostante il clamore mediatico e le prospettive di crescita, investire nel settore delle auto elettriche può comportare rischi non trascurabili.

6 motivi per evitare il settore dell’elettrico per i propri investimenti

1. Un rallentamento della domanda
Negli ultimi mesi si è osservato un rallentamento nella crescita della domanda di auto elettriche. Nonostante il settore stia segnando record di vendita, i colossi come Tesla e General Motors stanno già rivedendo i loro piani di espansione. Questo aggiustamento è da tenere in conto quando si investe il proprio denaro: il contesto economico incerto, unito all’aumento dei tassi di interesse, rendono più difficile per i consumatori finanziare l’acquisto di veicoli elettrici.

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2. La concorrenza cinese sempre più agguerrita
Le case automobilistiche europee e americane si trovano ad affrontare una crescente pressione da parte dei produttori cinesi, i quali offrono auto elettriche a prezzi fino al 30% inferiori rispetto ai competitor occidentali. Grazie a costi di produzione più bassi e al controllo strategico sulle materie prime necessarie per la realizzazione delle batterie, le aziende cinesi stanno rapidamente guadagnando quote di mercato.

3. Rischi economici e geopolitici
Le tensioni geopolitiche, in particolare quelle legate alla produzione di batterie e alle politiche commerciali, rappresentano un ulteriore ostacolo per il settore. Le aziende produttrici di batterie sono particolarmente vulnerabili agli effetti dei dazi e delle sanzioni commerciali.

4. Costi elevati e margini di profitto in bilico
Molte delle attuali strategie di business legate al mondo delle auto elettriche devono ancora dimostrare una solidità economica a lungo termine. I costi elevati delle tecnologie e delle batterie creano problemi di profittabilità non ignorabili.

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5. Impatti occupazionali e trasformazioni industriali
La transizione verso veicoli elettrici comporta cambiamenti profondi anche sul fronte occupazionale. In Europa, ad esempio, si stima che centinaia di migliaia di posti di lavoro possano essere a rischio a causa della riduzione della domanda per componentistica tradizionale.

6. Incertezze normative e politiche governative
Le politiche governative volte a incentivare la transizione energetica e a ridurre le emissioni sono in continuo mutamento. Ad esempio, l’Unione Europea ha fissato obiettivi ambiziosi per il passaggio all’elettrico entro il 2035, ma le pressioni economiche e le difficoltà operative potrebbero portare a revisioni o ritardi in tali piani. A ciò si aggiunge il fatto che il Presidente USA si è dimostrato sfavorevole all’emergenza ambientale. Per gli investitori, questo significa operare in un contesto dove le regole del gioco possono cambiare rapidamente.

Claudia Manildo

Giornalista pubblicista e content editor, sono laureata all'Università di Siena in Comunicazione e all'Università di Parma in Giornalismo e Cultura Editoriale. Scrivere, oltre che un lavoro, è una missione quotidiana. Sono editor e correttore bozze freelance e nel tempo libero recensisco libri. Appassionata di sociologia e di interazione uomo-macchina, nel 2022 ho pubblicato il mio primo saggio per deComporre Edizioni.

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