Quando un colosso della sanità come UnitedHealth Group inizia a perdere terreno, non è solo una questione di numeri. Il titolo ha lasciato sul campo circa il 40% nel 2025, diventando una delle peggiori performance dello S&P 500.
Ma cosa si nasconde dietro questo tracollo? Tra cambi al vertice, indagini federali e costi medici in aumento, c’è molto più di quanto sembri. Eppure, c’è ancora chi intravede margini di ripresa.

Il 2025 ha segnato un inizio turbolento per chi segue da vicino il settore sanitario. UnitedHealth Group, storicamente considerata una roccaforte di stabilità, ha visto le sue azioni crollare da oltre 500 dollari fino a poco più di 320. A preoccupare non è solo il calo vertiginoso, ma il contesto in cui è avvenuto. Il gruppo ha infatti annunciato la sospensione delle previsioni finanziarie per l’anno in corso, segno evidente di forte incertezza interna.
A peggiorare la situazione, si è aggiunto un cambio ai vertici con la sostituzione del CEO, proprio nel bel mezzo di una crisi. Ma il vero nodo è l’indagine federale per presunta frode legata al programma Medicare Advantage. In un settore dove la fiducia è tutto, questo tipo di notizia può avere un impatto devastante. A ciò si aggiunge l’aumento dei costi sanitari, che ha messo sotto pressione i margini operativi dell’azienda.
Azioni UnitedHealth: tra allarmi grafici e previsioni contrastanti
Dal punto di vista tecnico, il titolo ha rotto livelli importanti: prima la media mobile a 200 settimane, poi quella a 400. Ora si guarda con attenzione alla media a 600, che potrebbe rappresentare un supporto chiave. Il primo livello da monitorare resta intorno ai 248,88 USD, mentre la prima vera resistenza si posiziona a quota 490. Il terreno è instabile, ma proprio per questo alcuni investitori più audaci iniziano a parlare di punto di svolta.

E che dire degli analisti? Secondo i dati di Marketscreener, su 27 esperti consultati, il consenso resta “Buy”, con un target medio di 408,44 USD, che rappresenta un potenziale rialzo di oltre il 27%. Tuttavia, la fiducia è più cauta. A partire da gennaio 2025, alcune banche d’affari hanno rivisto le proprie posizioni. Citi, ad esempio, ha abbassato il rating a “Neutral”. Goldman Sachs ha mantenuto un approccio positivo ma ha tagliato il prezzo obiettivo, mentre Morgan Stanley ha evidenziato i rischi reputazionali legati all’indagine.
Nonostante tutto, UnitedHealth continua a essere osservata con attenzione. Non è raro che i grandi nomi attraversino momenti difficili, ma qui ci si trova davanti a un bivio. Il futuro dell’azienda dipenderà non solo dalla gestione dell’indagine, ma anche dalla sua capacità di contenere i costi e ristabilire fiducia nel mercato. È davvero l’inizio della fine, o solo una fase di assestamento prima della ripresa?