Banche divise, previsioni shock: l’S&P 500 può crollare o volare oltre i 7.000?

Perché il mercato azionario americano fa tremare (o sorridere) il resto del mondo? Le sue reazioni diventano subito globali, come un sasso lanciato in uno stagno. Il cuore finanziario degli Stati Uniti batte forte, e ogni suo sobbalzo si propaga attraverso oceani e continenti.

Ma cosa rende Wall Street così determinante anche per chi vive a migliaia di chilometri di distanza? La risposta è nella sua forza, nella sua rete e nella fiducia che il mondo continua a riporre nella sua macchina economica.

Wall Street
Banche divise, previsioni shock: l’S&P 500 può crollare o volare oltre i 7.000?-trading.it

Quando si parla di mercato azionario statunitense, si parla del baricentro finanziario globale. L’S&P 500 è molto più di un indice: è una sintesi del potere economico americano, con dentro colossi globali che toccano ogni angolo del pianeta. Aziende come Apple, Microsoft, Google o Amazon operano su scala globale. Quando i loro titoli si muovono, lo fanno con un effetto domino: impattano fornitori in Asia, partner in Europa, consumatori ovunque. Nessun altro mercato ha una simile estensione operativa.

A questo si aggiunge il ruolo centrale del dollaro statunitense. Essendo la valuta di riferimento per il commercio globale, ogni cambiamento nella politica monetaria americana, come un aumento dei tassi da parte della Fed, produce effetti immediati su tassi, cambi e capitali in fuga o in arrivo in altri Paesi. Quando il dollaro si rafforza, le economie emergenti soffrono: i loro debiti in valuta estera pesano di più e gli investitori spostano fondi verso asset più sicuri, spesso proprio americani.

L’effetto domino di Wall Street sui mercati globali

L’influenza degli Stati Uniti va oltre l’economia. Ha anche una dimensione psicologica. Molti fondi, investitori istituzionali e algoritmi seguono l’S&P 500 come riferimento. Se crolla, scatta la paura globale. Se vola, si riaccende la fiducia. Questo meccanismo crea una correlazione naturale tra Wall Street e gli altri mercati. Spesso, a una giornata negativa negli USA segue un’apertura debole in Asia e un calo in Europa, anche se le notizie locali sono buone. È il peso dell’inerzia americana.

Grafico e prezzi azionari
L’effetto domino di Wall Street sui mercati globali-trading.it

In momenti di crisi, come nel 2008 o nel 2020, i mercati si muovono insieme, perché la paura unisce. Al contrario, quando le economie vanno in direzioni diverse, le Borse tendono a scollegarsi: l’Europa può crescere mentre gli USA rallentano, oppure viceversa. Nonostante ciò, anche in questi casi, un segnale forte da Wall Street si ripercuote ovunque.

Alcuni settori sono più connessi di altri. La tecnologia lega in modo diretto gli Stati Uniti all’Asia, soprattutto nei semiconduttori. Una frenata nel Nasdaq può portare a un calo immediato a Taipei o a Seul. Lo stesso vale per l’energia: se le grandi compagnie americane perdono terreno, il riflesso può essere globale, specialmente in mercati emergenti legati al petrolio.

Le previsioni sul mercato azionario USA: fiducia fragile, scenari aperti

Nel mezzo di queste interconnessioni, le previsioni sul mercato azionario statunitense per la seconda metà del 2025 acquistano un peso enorme. Le grandi banche d’affari si dividono. Deutsche Bank vede un S&P 500 a 6.550 (+10%), scommettendo sulla tenuta degli utili e su una distensione commerciale. Morgan Stanley propone una fascia più ampia: 6.500–7.200 punti, prevedendo una mini-recessione seguita da un rimbalzo.

Goldman Sachs si mantiene più cauta, stimando 5.700 (+6%) e Bank of America alza l’asticella fino a 6.900 (+17%), immaginando un rally se l’economia evita sorprese negative. Dall’altro lato, JPMorgan (5.200) e Citigroup (5.800) esprimono timori legati a dazi e stagflazione.

La media? Circa 6.056 punti, ovvero un +3% modesto. Ma dietro questo numero si nasconde un mare di incognite:le scelte della Federal Reserve, le tensioni geopolitiche, in primis. L’S&P 500 diventa così una bussola instabile, influenzata da mille forze, ma ancora centrale per capire dove va il mondo.

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