Qualcosa si muove ai piani alti della finanza americana. Le prossime settimane potrebbero segnare un punto di svolta atteso da mesi. Quando la Federal Reserve convoca la sua riunione (27/28) di luglio, gli occhi dei mercati restano puntati su Washington come fari nella notte. Previsioni, speculazioni e strategie si intrecciano mentre cresce l’attesa. Chi conosce le regole del gioco lo sa: un piccolo segnale può fare la differenza tra guadagno e perdita. E stavolta in palio c’è molto più di qualche decimale.
Negli ultimi mesi si è respirato un clima di calma apparente, ma i segnali nascosti tra i dati macro parlano chiaro. Il tasso d’interesse della Federal Reserve, bloccato tra il 4,25 % e il 4,50 % da dicembre, non è più visto come una roccaforte immobile. Dietro le quinte si avverte un cambiamento.

Gli analisti lo chiamano “pivot”, quel momento in cui la politica monetaria vira. E i numeri dicono che questo punto di svolta si sta avvicinando. Le attese si sono fatte concrete, i modelli si aggiornano, i portafogli iniziano a muoversi.
Le previsioni sul tavolo della Fed: tagli in vista o semplice illusione dei mercati?
A tenere banco è la possibilità che la Federal Reserve tagli i tassi già a partire dalla riunione di luglio. Alcuni scommettono che il primo colpo arriverà a settembre, ma l’ipotesi di una mossa anticipata sta guadagnando terreno. Bank of America mostra come l’81 % degli investitori professionali si aspetti almeno due tagli nel 2025. E Goldman Sachs rilancia, prevedendone addirittura tre, con un obiettivo finale che riporterebbe i tassi nella fascia 3,50 %–3,75 %.

Altri, come Morningstar, vedono una discesa più graduale, con un target attorno al 2,50 % entro il 2027. In mezzo c’è la posizione ufficiale della stessa Fed, che nel suo dot plot di giugno indica una riduzione di 50 punti base entro la fine dell’anno. La direzione è chiara, ma la velocità rimane incerta. Il dato sull’inflazione, il mercato del lavoro, la fiducia dei consumatori: tutto può accelerare o rallentare la transizione.
Il messaggio, comunque, è che il ciclo restrittivo potrebbe essere definitivamente vicino al capolinea. Una notizia che cambia radicalmente la narrativa dei mercati.
Wall Street si prepara al cambio di rotta: settori caldi e titoli a rischio nel nuovo scenario
Se davvero i tassi continueranno a scendere, le ricadute su Wall Street non tarderanno a farsi sentire. Le prime a reagire saranno le banche regionali e le mid-cap americane, penalizzate negli ultimi trimestri dal costo del credito. Un allentamento monetario le riporterebbe in corsa. Le small-cap, più vulnerabili agli alti tassi, potrebbero rivelarsi una scommessa vincente.
Tra i beneficiari (secondo le banche di affari) figurano anche utility, REITs e assicurazioni ad alto rendimento. Nomi come MetLife o Blackstone tornano nelle watchlist degli investitori istituzionali. Ma la partita non è tutta al rialzo. Alcuni titoli già sovraesposti, come i big del tech o le società di semiconduttori, potrebbero subire prese di profitto. Nvidia e TSMC, ad esempio, operano su multipli elevati e ogni sorpresa macro rischia di penalizzarle.
Anche i settori più difensivi, come sanità e beni di consumo, oggi molto apprezzati, potrebbero affrontare una fase di consolidamento. Tutto dipende da come evolverà l’inflazione. Una frenata più lenta del previsto potrebbe stravolgere la narrativa ottimista, riportando volatilità dove ora regna una calma apparente.
In fondo, è questo il vero nodo: quanto è solida la fiducia dei mercati? E quanto durerà? Le risposte non arriveranno tutte a luglio, ma quella riunione della Fed potrebbe essere la prima tessera di un domino ben più grande.