I controlli fiscali sui bonifici tra parenti e amici non perdonano più neppure gesti apparentemente innocenti. Ecco cosa sta succedendo nel 2025, come si difende il contribuente e perché quasi nessuno sembra essere al riparo dallo sguardo attento del Fisco.
Quello che per molti è un semplice gesto di aiuto economico o di solidarietà familiare, ora può trasformarsi in un vero e proprio problema con l’Agenzia delle Entrate. I controlli sui trasferimenti di denaro sono stati intensificati grazie a sistemi sofisticati che incrociano dati bancari, redditi, immobili e consumi. Il nuovo software “VeRa” consente di monitorare anche piccole somme, verificando se si tratta di prestiti, donazioni o possibili redditi occultati.
Il rischio è che anche somme modeste passino per reddito imponibile, generando accertamenti fiscali. Per questo è fondamentale conoscere le regole, i limiti di legge e le interpretazioni della giurisprudenza tributaria. Documentare correttamente i passaggi di denaro è l’unico modo per evitare di finire sotto la lente degli accertatori.
Secondo l’articolo 32 del DPR 600/1973, ogni accredito bancario può essere presunto come reddito imponibile, a meno che non si dimostri il contrario. Tuttavia, la Corte Tributaria di secondo grado della Puglia, con la sentenza n. 4378 del 31 dicembre 2024, ha affermato che i bonifici tra familiari non sono automaticamente tassabili se supportati da documentazione tracciabile. Anche la Cassazione, con le ordinanze n. 11633/2021 e 397/2019, ha chiarito che «il solo accredito non basta per presumere reddito», ribadendo l’importanza di una causale chiara come “sostegno familiare” o “prestito infruttifero”. In queste situazioni l’onere della prova grava sull’Amministrazione finanziaria, non sul cittadino.
Secondo fonti come Fisco e Tasse, basta una scrittura privata o una dichiarazione sottoscritta dalle parti per dimostrare la natura del trasferimento ed evitare la contestazione. Questo orientamento tutela il contribuente, ma solo se è stato prudente nel giustificare correttamente l’operazione.
Per non correre rischi è essenziale adottare strumenti pratici. Il primo consiglio è utilizzare sempre bonifici bancari o assegni non trasferibili e mai il contante, soprattutto sopra i 5.000 €. In questi casi la normativa suggerisce di registrare l’atto di donazione presso l’Agenzia delle Entrate. La causale del bonifico deve essere precisa e trasparente: scrivere “prestito familiare” o “regalo compleanno” è molto più sicuro rispetto a formule generiche.
Gli esperti intervistati da Sky TG24 e Il Giornale ricordano che anche i bonifici tra amici sono tracciati, e che la mancanza di motivazioni può generare contestazioni. È fondamentale conservare documenti, estratti conto, dichiarazioni scritte o email che attestino la reale natura dell’operazione. Avvocati tributaristi avvertono che senza queste prove un prestito potrebbe essere scambiato per reddito non dichiarato, con conseguente applicazione di sanzioni e interessi. In un contesto sempre più digitalizzato, la difesa del contribuente passa quindi da regole semplici ma fondamentali: chiarezza, tracciabilità e documentazione completa.
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