Il Governo valuta una proroga del bonus ristrutturazioni per evitare il ritorno al vecchio regime con detrazione al 36%. Una decisione attesa da migliaia di contribuenti che, negli ultimi anni, hanno investito sulla casa grazie agli incentivi fiscali.
Ma la vera novità è un’ipotesi che potrebbe cambiare tutto: ridurre i tempi di recupero fiscale da dieci a cinque anni.
Un intervento che promette vantaggi immediati, ma che pone anche interrogativi importanti sulla sostenibilità economica. In un momento delicato per i conti pubblici e con la prossima legge di Bilancio alle porte, il cantiere dei bonus edilizi resta più aperto che mai.

Il rischio di tagli fa tremare il mercato, ma le ipotesi sul tavolo lasciano spazio a una possibile svolta.
Negli ultimi anni il bonus ristrutturazioni ha sostenuto migliaia di interventi su abitazioni principali e seconde case, portando a un aumento degli investimenti nel settore edilizio e nella riqualificazione energetica.
La normativa attuale consente una detrazione del 50% da ripartire in dieci anni, ma dal 2026 è previsto un ritorno alla vecchia aliquota del 36%.
Una riduzione che, secondo le associazioni di categoria, potrebbe frenare drasticamente i lavori di recupero edilizio, riducendo il valore complessivo del mercato da 40 a circa 15 miliardi di euro.
Per evitare questo scenario, il Governo sta valutando una proroga dell’attuale aliquota e un nuovo piano per rendere le detrazioni più rapide e vantaggiose.
Bonus ristrutturazioni al 50% anche nel 2026: il piano del Governo
La conferma della detrazione al 50% è attualmente al centro delle discussioni tra il Ministero dell’Economia e quello dell’Ambiente. L’intenzione è evitare che il ritorno al 36% indebolisca il settore delle costruzioni e rallenti la transizione energetica. Una proroga del bonus permetterebbe di sostenere la domanda interna, mantenere alta l’occupazione e favorire interventi di riqualificazione su abitazioni ormai datate.

Oltre alla detrazione principale, si valuta anche l’estensione del bonus mobili, oggi fissato al 50% su un tetto di 5.000 euro, e il bonus barriere architettoniche. La manovra, secondo le prime stime, avrebbe un costo superiore ai due miliardi di euro, ma consentirebbe di scongiurare il blocco degli investimenti.
In assenza di proroga, migliaia di cittadini rinuncerebbero a ristrutturare casa, o peggio, si rischierebbe un ritorno al lavoro in nero pur di ridurre i costi. Le detrazioni, oltre a stimolare l’economia, hanno contribuito alla regolarizzazione di milioni di interventi, aumentando la qualità e la sicurezza del patrimonio edilizio.
Detrazione in cinque anni: un’ipotesi che divide
Accanto alla proroga del bonus al 50%, il Governo sta valutando un’altra novità: ridurre il periodo di detrazione da dieci a cinque anni. Un cambiamento che aumenterebbe il vantaggio per chi ristruttura, raddoppiando il beneficio fiscale annuo.
Ad esempio, su una spesa di 30.000 euro, la detrazione di 15.000 euro verrebbe restituita in rate da 3.000 euro l’anno, contro le attuali 1.500 euro. Una proposta che punta a rendere il bonus più appetibile, soprattutto per chi ha disponibilità limitate e cerca un rientro più veloce sull’investimento.
Tuttavia, l’impatto sui conti pubblici sarebbe significativo: concentrare le detrazioni in cinque anni comporterebbe maggiori uscite per lo Stato nel breve termine.
Proprio per questo, nel 2023 si era deciso di allungare la ripartizione a dieci anni, per alleggerire la pressione sulle casse pubbliche. Il ritorno a un meccanismo più breve andrebbe valutato con attenzione, tenendo conto della sostenibilità economica e delle reali esigenze dei cittadini.
Resta da capire se questa proposta troverà spazio nella prossima legge di Bilancio, ma l’interesse verso una detrazione più rapida è evidente.
Una scelta di questo tipo potrebbe riaccendere l’interesse verso i lavori di ristrutturazione e dare nuova linfa al mercato, a patto che venga sostenuta da coperture certe e da una strategia di lungo periodo.