Brutta sorpresa per molti pensionati: l’INPS effettua pignoramenti inaspettati, ecco quando e come

La pensione dovrebbe rappresentare un punto d’arrivo sereno. Eppure, esiste una norma che dà all’INPS un potere sorprendente: prelevare denaro direttamente dall’assegno mensile. Senza processo, senza giudice. Il paradosso? L’ente che eroga la pensione può comportarsi da creditore privilegiato, con margini d’azione che nessun altro può avere. Una regola nascosta agli occhi di molti, ma perfettamente legale, che può stravolgere i piani di chi pensava di essere al sicuro.

C’è un momento in cui qualcosa non torna. Il cedolino pensione è più leggero, ma tutto sembra in ordine. Nessun preavviso, nessun errore evidente. Solo una trattenuta silenziosa, fatta in automatico. È qui che si scopre un dettaglio che pochi conoscono: l’INPS può trattenere parte della pensione, anche su importi che normalmente sarebbero protetti. E lo può fare grazie a una legge del 1969, mai aggiornata, che ancora oggi attribuisce all’ente un potere straordinario.

persona preoccupata per i pignoramenti INPS
Brutta sorpresa per molti pensionati: l’INPS effettua pignoramenti inaspettati, ecco quando e come-trading.it

La trattenuta avviene senza passaggi in tribunale, perché l’INPS agisce in via amministrativa. In pratica, se il debito è certo, l’ente non ha bisogno di autorizzazioni esterne. Il pensionato se ne accorge solo quando riceve l’accredito ridotto, spesso senza sapere il motivo esatto. E il colpo, anche psicologico, può essere forte. Perché nessuno si aspetta che proprio chi versa la pensione possa anche ridurla così drasticamente.

Trattenute INPS: una norma del passato con effetti molto attuali

Quando un creditore normale tenta un pignoramento sulla pensione, incontra paletti precisi. Il primo è il “minimo vitale”, fissato per il 2025 a 1.077,36 euro. Sotto questa soglia, nulla può essere toccato. Anche oltre, la trattenuta massima è di un quinto della somma eccedente. Ma se a vantare il credito è l’INPS, le regole cambiano radicalmente. Il limite scende al solo trattamento minimo, pari a 598 euro. Tutto il resto è teoricamente prelevabile.

bauletto con monete e banconote
Trattenute INPS: una norma del passato con effetti molto attuali-trading.it

Su una pensione da 1.000 euro, un creditore ordinario non potrebbe toccare nulla. L’INPS, invece, può trattenere fino a 402 euro, lasciandone solo 598. E non serve alcuna autorizzazione da un giudice. Un potere enorme, fondato sulla legge n. 153 del 1969. In un contesto moderno, in cui le pensioni sono spesso l’unico reddito stabile, questo meccanismo appare sempre più sproporzionato.

Casi concreti aiutano a chiarire l’impatto. Una pensione da 1.500 euro, per un creditore normale, permette una trattenuta massima di circa 84 euro. L’INPS, invece, può trattenerne 300. Anche su pensioni modeste, come 850 euro, l’ente può agire, purché restino almeno 598 euro.

Difendersi non è semplice: margini di manovra quasi nulli

Una volta avviata la trattenuta da parte dell’INPS, la strada per opporsi è stretta. Se il debito è definitivo, il pensionato può solo subire. Non ci sono negoziazioni, né possibilità di rate diverse da quelle imposte dall’ente. Il tutto avviene senza un processo, e spesso con comunicazioni poco chiare. Molti non comprendono nemmeno da cosa derivi il debito: può trattarsi di errori contributivi, ricalcoli tardivi, somme percepite senza colpa.

Quando invece il debito è ancora oggetto di verifica, l’INPS non può agire subito. In questi rari casi, è possibile fermare la trattenuta rivolgendosi a un legale esperto in diritto previdenziale. Ma la finestra è stretta, e il tempo spesso gioca contro. Il vero problema resta la disparità di trattamento: perché un ente pubblico può avere più potere di un tribunale?

Oggi più che mai, sarebbe necessario rivedere queste norme. In un’epoca in cui la pensione rappresenta per molti l’unico sostegno, è legittimo chiedersi se sia giusto lasciare all’INPS un margine così ampio, senza tutele reali per chi subisce. La legge del 1969 non basta più.

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