Che cosa rende interessante un investimento che accompagna per quasi un decennio? E perché alcuni strumenti riescono a mantenere equilibrio tra rendimento e stabilità? Negli ultimi mesi il dibattito intorno ai migliori BTP a 8 anni ha catturato l’attenzione di chi osserva da vicino i mercati e le politiche economiche. Non è solo questione di numeri: dietro le percentuali, ci sono scelte di bilancio, strategie di tesoreria e la necessità di proteggere i risparmi in un contesto incerto. Non sorprende che cresca l’interesse verso strumenti che offrono cedole regolari e condizioni fiscali vantaggiose. Ma è davvero possibile ottenere un rendimento netto vicino al 3% mantenendo un profilo di rischio contenuto?
I mercati vivono di dinamiche complesse: oscillazioni dei prezzi, decisioni delle banche centrali e tensioni geopolitiche ridefiniscono le prospettive degli strumenti di lungo termine. Un orizzonte di otto anni attraversa cicli economici e variazioni dei tassi d’interesse, rendendo le scelte di oggi più delicate. Non basta valutare quanto rende un titolo: bisogna immaginare lo scenario al momento della scadenza.

In questo contesto, titoli di Stato con cedole importanti e tassazione agevolata emergono come opzioni interessanti. L’aspettativa di un ritorno certo si intreccia con il bisogno di stabilità, e sebbene i rendimenti non siano eccezionali, appaiono competitivi rispetto ad altre forme di investimento a rischio simile. Alcune emissioni si distinguono per cedole superiori al 4% e una fiscalità ridotta che contribuisce a mantenere interessante il rendimento complessivo.
BTP con scadenza 2033: i titoli più interessanti per chi guarda a un rendimento regolare
Tra le emissioni spicca il BTP Tasso Fisso 4,35% con scadenza 1° novembre 2033, che offre una cedola annua del 4,35%, suddivisa in due pagamenti semestrali. Ai prezzi di fine luglio il rendimento si aggira intorno al 3,18% lordo, circa 2,77% netto. Questo lo rende adatto a chi cerca un flusso di cedole costante e un ritorno vicino all’obiettivo del 3%.

Un’altra opzione è il BTP Tasso Fisso 2,45% con scadenza 1° settembre 2033: cedola più contenuta ma rendimento a scadenza di circa 3,12% lordo, pari al 2,73% netto. Seguono il BTP Tasso Fisso 4,40% con scadenza 1° maggio 2033, con rendimento intorno al 3,10% lordo (2,69% netto), e il BTP Tasso Fisso 5,75% con scadenza 1° febbraio 2033, che pur avendo una cedola alta, a causa del prezzo sopra la pari, offre circa 3,07% lordo (2,66% netto). Questi titoli garantiscono pagamento semestrale e rimborso a 100 euro, uniti a una tassazione agevolata al 12,5%, caratteristiche che li rendono adatti a una strategia di medio-lungo termine.
Si può davvero raggiungere il 3% netto investendo in BTP 2033?
Il tema centrale è il rendimento netto. Nessuno dei titoli citati supera oggi il 3% netto, fermandosi poco sotto. Il motivo è il rapporto tra cedola, prezzo di acquisto e tassazione. La fiscalità ridotta resta un vantaggio competitivo rispetto ad altri strumenti, ma da sola non basta a superare questa soglia. Tuttavia, il livello di rendimento resta competitivo rispetto ad alternative come conti deposito a lungo termine o obbligazioni corporate con rating simile.
Per raggiungere il 3% netto servirebbe un lieve calo dei prezzi dei BTP già in circolazione o nuove emissioni con cedole più alte, eventualità possibili in caso di cambiamenti nelle politiche monetarie o tensioni di mercato. Chi investe oggi in questi titoli punta sulla costanza delle cedole e sulla certezza del rimborso a scadenza, trasformando l’investimento in una forma di protezione del capitale con rendimento stabile.