BTP italiani a confronto: meglio cedole generose o prezzo scontato? La risposta sorprende

Due titoli di Stato italiani con scadenza nel 2032, all’apparenza simili, raccontano due storie finanziarie molto diverse. Uno ha un prezzo scontato e punta tutto sulla plusvalenza finale, l’altro offre cedole più alte e regolari nel tempo. Chi investe oggi deve scegliere non solo in base al rendimento, ma anche alla strategia personale. Perché non basta guardare le percentuali: serve capire cosa si cerca davvero da un BTP.

Quando si valutano strumenti sicuri come i BTP con scadenza nel 2032, la differenza tra uno e l’altro sembra quasi un dettaglio tecnico. Ma nei mercati finanziari, sono proprio quei dettagli a fare la differenza.

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La scelta tra un flusso cedolare più generoso e un titolo dal prezzo scontato non riguarda solo i numeri, ma anche il tipo di approccio all’investimento. C’è chi cerca stabilità e incassi regolari, chi punta alla rivalutazione del capitale. Il confronto tra il BTP 0,95% giugno 2032 e il BTP 1,65% marzo 2032 ne è un esempio perfetto.

Quando un prezzo scontato vale più di una cedola alta: il confronto tra due BTP simili ma opposti

Il BTP 0,95% con scadenza 1° giugno 2032 è quotato intorno a 87,36 euro, ben al di sotto del valore nominale di 100 euro. La cedola è modesta, appena lo 0,95% annuo, ma il vero guadagno arriva alla scadenza, quando verrà rimborsato a 100. Secondo i dati aggiornati, il rendimento lordo annuo si attesta intorno al 3,02%, mentre quello netto si aggira su 2,82%, considerando la tassazione agevolata al 12,5%. Questo lo rende appetibile per chi è orientato verso il medio-lungo termine e mira a ottenere una plusvalenza significativa, anche a fronte di cedole ridotte lungo il cammino.

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Il BTP 1,65% con scadenza 1° marzo 2032, invece, è acquistabile attorno ai 92,29 euro. Offre cedole annuali più generose (1,65% annuo sul valore nominale), e anche se il prezzo è meno scontato, consente un rendimento più costante. Il rendimento lordo si attesta sul 2,98%, mentre quello netto è di circa 2,61%. L’effetto combinato tra cedola e prezzo d’acquisto rende questo titolo più adatto a chi desidera un’entrata periodica affidabile, magari per integrare il reddito, senza attendere il rimborso per vedere risultati tangibili.

Il punto centrale non è quale titolo renda di più, ma quale renda meglio in base agli obiettivi personali. Chi ha orizzonti lunghi e non ha necessità di flussi costanti potrebbe prediligere il primo. Chi invece costruisce un piano di entrate regolari, per esempio per pagare una rata o coprire una spesa fissa, potrebbe trovare più interessante il secondo. Anche con rendimenti molto vicini, il modo in cui si riceve il ritorno sull’investimento può cambiare profondamente l’esperienza di chi investe.

Impatto fiscale e strategie pratiche per scegliere il BTP giusto nel 2025

Entrambi i titoli di Stato italiani godono del vantaggio fiscale tipico dei BTP: solo il 12,5% di imposta su cedole e plusvalenze, molto inferiore rispetto ad altri strumenti finanziari soggetti al 26%. Questo rende i due strumenti molto competitivi anche in ottica di ottimizzazione fiscale. Ma la struttura diversa dei due titoli può offrire opportunità differenti.

Nel caso del BTP 0,95%, chi acquista oggi a prezzo fortemente scontato avrà un importante guadagno finale che può essere utilizzato anche in compensazione di minusvalenze pregresse. Un’opportunità che interessa chi ha avuto perdite da altre operazioni finanziarie, dato che il fisco consente di “recuperare” parte di queste minusvalenze.

Il BTP 1,65%, invece, si presta a una gestione più lineare: cedole annuali più alte, prevedibili, e una plusvalenza meno marcata alla scadenza. È un titolo che parla a chi desidera semplicità nella gestione del portafoglio. Entrambi si acquistano facilmente tramite home banking, in banca o anche tramite Poste Italiane, con tagli minimi di 1.000 euro.

Quindi, la differenza non sta solo nel rendimento, ma nell’uso che si fa del titolo. Meglio incassare un po’ per volta o tutto alla fine? Una scelta personale che definisce il tipo di risparmiatore che si vuole essere.

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