Attenzione alle modifiche degli importi sulle buste paga. Ecco quale errore devi correggere subito per non far abbassare lo stipendio
Lavorare per vedere il proprio stipendio ridursi non è proprio un bel vedere. A volte può capitare infatti di astenersi dal lavoro per ragioni di salute o personali, ma tutto questo non dovrebbe avere delle ripercussioni sull’importo totale pagato a fine mese al lavoratore.
Questo grazie alla presenza di diritti come le ferie, i permessi o altre forme di congedo presenti nel Contratto di riferimento. Tuttavia esistono delle giornate in cui il lavoratore si assenta e che non vengono pagate dal datore di lavoro. Proprio per questo motivo si fa una distinzione netta tra assenze non retribuite non giustificate e assenze non retribuite pur essendo giustificate.
Quando un’assenza dal lavoro è ingiustificata la giornata lavorativa non sarà pagata dal datore di lavoro. Questo avviene quando il lavoratore non avverte l’azienda con un valido anticipo, oppure quando non riesce a documentare il motivo per cui non si è presentato sul luogo di lavoro. Nel caso in cui questa forma di assenza dovesse essere reiterata, il lavoratore – oltre ad avere una riduzione in busta paga – rischia anche il licenziamento per giusta causa.
Un altro caso è quello dei permessi non retribuiti. A differenza dell’assenza ingiustificata, il permesso non retribuito presenta comunque una giustificazione valida e, nonostante non sia retribuito, scongiura la possibilità di essere licenziati. Un esempio sono i permessi per la malattia di un figlio, oppure l’aspettativa non retribuita per motivi personali e familiari.
Fortunatamente esistono molti casi in cui il lavoratore può godere di permessi retribuiti, ma non al 100%. Si tratta di permessi per malattia, quando l’indennità Inps è pari al 50% della retribuzione dal 4° al 20° giorno di malattia. Mentre viene riconosciuta al 66,66% dal 21° al 180° giorno. È inoltre possibile usufruire anche del congedo di maternità. Questo verrà pagato all’80% della retribuzione. Esistono poi dei Ccnl in cui è previsto che l’azienda debba farsi carico della quota mancante, Infine, è presente il congedo parentale, sia per la madre che per il padre.
Grazie a questa misura entrambi i genitori possono prendersi cura del proprio figlio nei primi anni di vita, godendo di una retribuzione al 30%. Tuttavia, verranno retribuiti un massimo di 9 mesi di congedo, per un totale massimo di 6 mesi per i genitori. Coloro che vanno oltre questo limite non riceveranno alcuna retribuzione. I lavoratori che invece rientrano nel congedo di maternità nel 2024 i primi di 2 mesi di congedo riceveranno una retribuzione all’80%.
Il BTp Italia 2030 è nato in piena emergenza inflattiva, oggi si muove in uno…
Il 2026 potrebbe segnare una svolta silenziosa nei mercati obbligazionari. Non per uno shock improvviso,…
Dicembre cambia il volto della busta paga e porta con sé voci che incidono davvero…
Una controversia sui buoni fruttiferi postali arriva a una nuova svolta davanti all’Arbitro Bancario Finanziario.…
Nel 2025 tantissime agevolazioni per coloro che hanno un'invalidità civile al 74% nel 2026, tutele…
Tra rivalutazione, conguagli e trattenute fiscali, il cedolino della pensione di gennaio 2026 si presenta…