Busta paga di luglio con rimborso dall’Agenzia delle Entrate, ma non per tutti

A luglio non arrivano solo ferie e caldo, ma anche una voce misteriosa nel cedolino. Un importo che può aumentare lo stipendio o, al contrario, ridurlo. Ma da dove nasce? E cosa succede se manca una parte del rimborso atteso? Dietro le cifre c’è un meccanismo fiscale preciso che coinvolge datore di lavoro, Agenzia delle Entrate e dichiarazione dei redditi. Quando entra in gioco il 730, non si tratta solo di moduli: il risultato è qualcosa di molto concreto, che finisce dritto nella busta paga. Tutto sembra automatico, ma non lo è affatto. E ci sono casi in cui serve più di un mese per vedere la somma completa.

Ogni anno, per molti lavoratori dipendenti e pensionati, luglio è il mese del rimborso fiscale. Chi ha presentato correttamente il Modello 730/2025, riferito ai redditi del 2024, attende il momento in cui il proprio datore di lavoro, se indicato come sostituto d’imposta, trasferisce in busta paga l’importo a credito risultante dalla dichiarazione.

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Busta paga di luglio con rimborso dall’Agenzia delle Entrate, ma non per tutti-trading.it

Questo meccanismo, ben definito a livello normativo, si attiva dopo che l’Agenzia delle Entrate ha inviato all’azienda il Modello 730-4, contenente tutte le informazioni utili per il calcolo del conguaglio fiscale.

Da quel momento, il datore ha l’obbligo di compensare eventuali debiti e crediti fiscali e procedere con il rimborso diretto nella retribuzione. Ma non sempre le cose vanno lisce. In alcuni casi, può emergere un ostacolo che rallenta o riduce temporaneamente l’importo restituito: si tratta della cosiddetta incapienza fiscale.

Incapienza fiscale: quando i rimborsi 730 non bastano per tutti

L’incapienza si verifica quando le trattenute fiscali complessive, effettuate dal datore di lavoro nel mese di luglio, non sono sufficienti a coprire tutti i rimborsi previsti dai vari 730-4 ricevuti. In altre parole, il datore non ha abbastanza imposte da “scalare” per erogare l’intero importo a ogni dipendente.

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Incapienza fiscale: quando i rimborsi 730 non bastano per tutti-trading.it

In questa situazione, la normativa impone una soluzione chiara: l’azienda calcola una percentuale unica e proporzionale da applicare a tutti i rimborsi dovuti. Ogni lavoratore riceverà quindi solo una parte del credito spettante, mentre il residuo verrà liquidato nei mesi successivi, compatibilmente con le disponibilità fiscali future.

È importante sapere che questo meccanismo non comporta la perdita del credito. La somma restante resta a disposizione e, se non sarà erogata entro dicembre, verrà indicata nella Certificazione Unica, così da poter essere recuperata l’anno seguente.

Cosa accade nel cedolino e come seguire l’avanzamento

Quando il conguaglio fiscale non è completo, il cedolino riporta una nota che avvisa il lavoratore del pagamento parziale, specificando che il resto sarà versato più avanti. Una trasparenza necessaria, che spesso evita malintesi o preoccupazioni.

Ci sono poi altri motivi che possono rallentare l’accredito: ad esempio, un controllo preventivo da parte dell’Agenzia delle Entrate può bloccare temporaneamente il rimborso fino a quattro mesi. Anche i pensionati, che ricevono il rimborso tramite l’INPS, possono sperimentare tempi leggermente più lunghi, generalmente tra agosto e settembre.

Chi desidera monitorare l’intera procedura può accedere all’area riservata INPS, dove è disponibile la sezione dedicata allo stato del Modello 730-4. Un servizio utile per comprendere se i dati sono stati trasmessi, ricevuti e gestiti correttamente.

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