Il cambio euro dollaro si muove su livelli che pochi si aspettavano solo qualche mese fa. Un segnale chiaro sta emergendo, ma non tutti sembrano coglierlo. I numeri parlano da soli, eppure è il contesto a raccontare qualcosa di più profondo. La situazione attuale non è solo un gioco di analisi tecnica: ci sono dietro aspettative, mosse delle banche centrali e nuove prospettive globali.
È il momento giusto per fermarsi, guardare i dati e porsi una domanda importante: dove stiamo andando davvero?

Certe cose si capiscono solo col tempo. E con il cambio euro dollaro, il tempo ha parlato chiaro: da gennaio 2025 a oggi il movimento è stato netto, passando da 1,0350 fino a sfiorare 1,1573. Ora il cambio oscilla attorno a quota 1,1315, un livello che sta tenendo alta l’attenzione degli analisti. C’è un supporto ben visibile a 1,0733 e una resistenza forte proprio a 1,1573. E mentre molti osservano l’andamento giorno per giorno, c’è chi comincia a guardare più lontano.
Tra questi ci sono anche le grandi banche d’affari, che negli ultimi mesi hanno aggiornato le loro previsioni. Da marzo 2025, i report si sono fatti più ottimisti. Goldman Sachs, ad esempio, parla apertamente della possibilità di raggiungere la media mobile a 200 mesi, che passa in zona 1,2011. Un livello che sembrava lontano solo a inizio anno, ma che oggi torna sul radar.
L’euro prende forza: è solo tecnica o qualcosa di più?
Uno degli indicatori più seguiti, l’Alligator Index, mostra segnali positivi sia su base giornaliera che settimanale. Questo suggerisce che il movimento attuale dell’euro potrebbe non essere solo temporaneo. Alcuni analisti ritengono che ci sia spazio per nuovi massimi annuali, a patto che i dati macro confermino la tendenza.

E i dati, effettivamente, stanno dando qualche conferma. La BCE si è mostrata più cauta rispetto alla Federal Reserve nell’ipotesi di tagli ai tassi, e questo ha offerto ulteriore sostegno alla moneta unica. Le aspettative di una politica monetaria USA più morbida hanno creato il contesto perfetto per un rafforzamento dell’euro.
Anche i flussi di capitale stanno cambiando: si registra un ritorno d’interesse per l’area euro, con maggiori investimenti nei mercati azionari europei. È un segnale che va oltre il breve termine.
Tra gli istituti più ottimisti c’è anche UBS, che non esclude un possibile superamento della soglia psicologica di 1,20 entro la fine dell’anno. Tutto dipenderà dalla direzione che prenderanno i mercati obbligazionari e dalle scelte di politica monetaria negli Stati Uniti.
Ciò che è certo è che il momento attuale offre spunti interessanti. Il cambio euro dollaro non è solo un termometro economico, ma un indicatore delle aspettative globali. E forse, questa fase di apparente stabilità potrebbe essere solo la quiete prima di un nuovo movimento deciso.