Una casalinga senza contributi può davvero ottenere una pensione? La risposta non è così semplice. In molti casi, ciò che viene chiamato “pensione per casalinghe” è in realtà un assegno sociale. Attenzione però: se il coniuge percepisce una pensione, il suo reddito può cambiare tutto. Esistono limiti rigidi e condizioni precise per accedere a questo sostegno. Questo articolo chiarisce cosa spetta davvero, a chi, e come muoversi per non perdere l’unica tutela possibile.
Chi ha passato una vita tra mura domestiche, senza uno stipendio né contributi versati, si trova spesso in difficoltà economica al momento della pensione. Si parla comunemente di pensione per casalinghe senza contributi, ma si tratta di un termine improprio. Non è una pensione nel senso classico, come quella legata a un lavoro retribuito. Si tratta dell’assegno sociale INPS, pensato per chi si trova in una condizione di bisogno economico e non ha altri strumenti di sostegno.
L’accesso all’assegno sociale non è automatico e dipende da requisiti precisi: età, residenza e limiti di reddito. Non conta solo ciò che si ha, ma anche ciò che ha il coniuge. Anche se si è senza reddito, la pensione del marito può rendere l’assegno irraggiungibile. È una realtà che molte persone scoprono solo quando è troppo tardi. Ma sapere come funziona questo strumento può fare la differenza.
L’assegno sociale non è una pensione contributiva. È un aiuto economico previsto dall’INPS per chi ha almeno 67 anni, vive in Italia da almeno 10 anni e si trova in una situazione di disagio economico. Per il 2025, l’importo mensile massimo è di 538,69 euro per 13 mensilità. Ma per riceverlo, il reddito personale e familiare deve rientrare in soglie ben precise.
Per una persona sola, il limite annuo è di 7.002,97 euro. Per chi è sposato, il tetto sale a 14.005,94 euro, ma include anche il reddito del coniuge. Questo significa che se una casalinga non ha alcun reddito, ma il marito percepisce una pensione di 15.000 euro, l’assegno non spetta. E se il reddito è inferiore al limite ma comunque presente, l’assegno viene ridotto in proporzione.
Il reddito da considerare include pensioni, rendite immobiliari, interessi su conti correnti o titoli. L’INPS verifica attentamente ogni fonte e può richiedere il rimborso di quanto versato se emergono errori. Per questo motivo, è importante presentare la domanda con documentazione completa e corretta.
La domanda per ottenere l’assegno sociale si presenta online sul sito INPS tramite SPID, CIE o CNS. Chi non è pratico con il digitale può rivolgersi a un patronato, che offre assistenza gratuita e supporto nella compilazione dei documenti. Servono certificati anagrafici, attestati di residenza e documentazione reddituale, compresa quella del coniuge.
L’assegno decorre dal primo giorno del mese successivo all’approvazione. Ma se i controlli evidenziano irregolarità, l’INPS può bloccare il pagamento o richiedere restituzioni. Meglio quindi agire con attenzione, soprattutto nella compilazione delle voci reddituali.
Per chi non rientra nei requisiti o vuole prepararsi per tempo, esistono alternative. Una possibilità è l’iscrizione volontaria al fondo INPS per chi si dedica alla cura della famiglia. Anche con versamenti minimi, si può accumulare una piccola pensione futura. In più, esistono fondi pensione aperti e PIP, accessibili anche a chi non ha un lavoro formale.
Sono soluzioni a lungo termine, che non garantiscono importi elevati, ma possono offrire una base di sicurezza in età avanzata. In un sistema che ancora non riconosce pienamente il valore del lavoro domestico, costruire un proprio percorso previdenziale, anche piccolo, può fare la differenza.
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