Un titolo di Stato con cedola del 3,1%, rendimento netto del 3,47% e prezzo d’acquisto sotto i 92 euro sta attirando l’attenzione di chi guarda al futuro con prudenza. Ma cosa rende questo BTP così discusso? Tra rendimento effettivo, tassazione agevolata e durata importante, sono tanti i fattori da considerare. L’interesse cresce, ma serve capire fino in fondo cosa si nasconde dietro quei numeri.
Ci sono momenti in cui alcune scelte finanziarie sembrano uscire dal silenzio e tornare prepotentemente tra le opzioni concrete. Titoli come il BTP 3.1-01MZ40 non fanno rumore, ma cominciano a comparire sempre più spesso nei portafogli di chi vuole tutelare i propri risparmi. Il prezzo di riferimento, 91,7, non è un dettaglio da poco: acquistare sotto la pari significa ottenere un guadagno anche sul capitale a scadenza, oltre alla cedola regolare.

La cedola del 3,1%, pagata ogni sei mesi, è fissa. Eppure, il rendimento effettivo netto sale al 3,47% proprio grazie al prezzo scontato. In un momento in cui le alternative a basso rischio offrono rendimenti sempre più modesti, questo titolo appare come una scelta di equilibrio tra stabilità e ritorno. Ma la scadenza nel 2040 impone una riflessione: è davvero il tipo di vincolo che si può sostenere per 15 anni?
Perché il BTP 3.1-01MZ40 sta piacendo a tanti
Il primo elemento che colpisce è proprio il prezzo d’acquisto. Il titolo viene venduto sotto la pari, a 91,7, e rimborsato a 100 alla scadenza. Questo meccanismo consente di aumentare il rendimento effettivo, che arriva al 3,89% lordo e 3,47% netto. Non si tratta solo di cedole, quindi, ma anche di un margine sul capitale che si realizza alla fine del periodo.

Un altro punto di forza è la tassazione. I titoli di Stato godono di un’aliquota agevolata al 12,5%, rispetto al 26% applicato su conti deposito o fondi comuni. Inoltre, sono esenti da imposta di successione, un vantaggio spesso trascurato ma importante nella pianificazione patrimoniale.
Il pagamento semestrale delle cedole garantisce un flusso regolare, utile anche per chi cerca un’integrazione periodica al reddito. In più, la solidità dell’emittente, lo Stato italiano, continua a essere un punto di riferimento, nonostante le oscillazioni dello spread o delle agenzie di rating.
I limiti da valutare prima di investire
Accanto ai vantaggi, è bene mettere a fuoco anche gli aspetti meno immediati. Il titolo ha una duration modificata di 11,18, segnale che è particolarmente sensibile alle variazioni dei tassi. Se i tassi dovessero salire, il valore del BTP potrebbe calare sul mercato secondario. Per chi pensa di rivenderlo prima della scadenza, questo rappresenta un rischio reale.
Inoltre, l’orizzonte temporale è lungo. Mantenere l’investimento fino al 2040 richiede una certa stabilità finanziaria, perché liquidare il titolo in anticipo potrebbe non garantire lo stesso rendimento. Questo lo rende più adatto a chi ha già coperto altre esigenze più immediate.
Infine, anche se l’inflazione oggi è sotto controllo, nessuno può garantire che resterà tale nei prossimi 15 anni. In quel caso, un titolo a tasso fisso potrebbe vedere eroso il proprio potere d’acquisto.