Chi guadagna di più in busta paga con i 2 miliardi contro il fiscal drag della manovra 2026

Lavoratori, in arrivo aumenti in busta paga e meno tasse, ma non per tutti. Le ultime bozze della nuova manovra introducono misure per ridurre il peso fiscale sugli stipendi. Tuttavia, non tutti i dipendenti potranno beneficiarne e, come spesso accade, tra settore privato e pubblico emergono differenze significative.

Negli ultimi mesi il tema del potere d’acquisto dei lavoratori è tornato al centro del dibattito politico ed economico. L’inflazione, pur in calo rispetto ai picchi del 2022 e 2023, continua a incidere pesantemente sul bilancio delle famiglie. Anche chi lavora a tempo pieno, in diversi casi, fatica a mantenere inalterato il proprio tenore di vita. È in questo scenario che il Governo ha deciso di inserire nella Legge di Bilancio 2026 un pacchetto dedicato al lavoro, con l’obiettivo di stimolare i consumi interni, dare respiro alle famiglie e incentivare la contrattazione collettiva.

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Chi guadagna di più in busta paga con i 2 miliardi contro il fiscal drag della manovra 2026 – trading.it

Secondo fonti ministeriali, lo stanziamento previsto è di circa 2 miliardi di €, una cifra che dovrebbe servire a introdurre una detassazione specifica sugli aumenti derivanti dai rinnovi contrattuali. Si tratta di una misura che vuole spezzare il meccanismo del fiscal drag, ovvero l’effetto che spinge i lavoratori a pagare più tasse quando, con i rinnovi, cresce lo stipendio lordo senza un effettivo aumento del reddito reale. In sostanza, l’intervento permetterebbe a chi ottiene un aumento di mantenere in tasca una quota più elevata di quanto percepito.
Non si tratta di una novità assoluta: anche in passato sono state adottate soluzioni simili, ma con portata e criteri diversi. La misura di quest’anno, tuttavia, è resa più urgente dal combinato disposto di inflazione, costo della vita e stagnazione salariale, che rischiano di frenare la crescita economica e ampliare le disuguaglianze tra lavoratori del settore privato e pubblico.

Novità per i salari dei dipendenti e il meccanismo della detassazione

Le bozze della manovra prevedono che i dipendenti del settore privato che firmeranno (o hanno già firmato) un rinnovo contrattuale tra il 2026 e il 2028 possano usufruire di una tassazione separata agevolata del 10 % sugli aumenti di stipendio. In alcuni casi, per chi ha redditi fino a 28.000 €, l’aliquota potrebbe scendere addirittura al 5 %.

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Novità per i salari dei dipendenti e il meccanismo della detassazione – trading.it

Facciamo un esempio pratico: un lavoratore che ottiene un aumento di 100 € lordi al mese, con le aliquote ordinarie si ritroverebbe con circa 60-65 € netti. Con la detassazione proposta, invece, in busta paga resterebbero circa 90 € netti. Una differenza che, moltiplicata per 12 mensilità, può diventare significativa.

L’intento dichiarato è duplice: da un lato incentivare i rinnovi contrattuali, dall’altro premiare i dipendenti che vedono crescere il proprio salario. Il meccanismo punta anche a riequilibrare gli effetti dell’inflazione, che ha eroso in modo evidente il valore reale degli stipendi negli ultimi anni.

Chi è escluso dalla misura e quali sono i rischi per la Pubblica Amministrazione

Il nodo più discusso riguarda l’esclusione dei dipendenti pubblici. Attualmente, i circa 3 milioni di lavoratori della Pubblica Amministrazione non rientrerebbero nel meccanismo della detassazione sugli aumenti contrattuali. Per loro, al massimo, si ipotizza una riduzione fiscale sul salario accessorio, come i premi di risultato, ma non sugli aumenti diretti da rinnovo. Questa disparità rischia di accentuare il divario tra pubblico e privato, generando tensioni soprattutto in un momento in cui sono in corso importanti tornate di rinnovi contrattuali anche per il personale statale, in particolare nei comparti Sanità e Funzioni Centrali. I sindacati hanno già fatto sapere che chiederanno con forza l’estensione della misura anche ai dipendenti pubblici, evidenziando il rischio di nuove disuguaglianze.

Un altro elemento da considerare è la tempistica: per accedere al beneficio, i rinnovi contrattuali dovranno essere sottoscritti entro l’arco temporale stabilito. Chi non rientrerà nei termini, vedrà tassati i propri aumenti con le aliquote ordinarie, vanificando in parte il beneficio economico. La misura, dunque, rappresenta un tentativo di risposta alle esigenze dei lavoratori, ma lascia aperto il dibattito sulla sua equità complessiva. Mentre i dipendenti del settore privato vedono prospettarsi una busta paga più leggera sul fronte fiscale, i lavoratori pubblici rischiano di restare nuovamente esclusi, con il pericolo di acuire una frattura che da anni caratterizza il mondo del lavoro italiano.

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