Piazza Affari è sui massimi e tutti continuano a guardare al settore bancario. Nel primo scorcio del 2025, Intesa Sanpaolo e UniCredit hanno offerto uno scenario interessante per chi legge i segnali prima che diventino certezze.
I numeri ufficiali parlano chiaro, ma sono le reazioni delle banche d’affari e degli analisti a raccontare la parte più intrigante della storia.

Siamo davanti a una sottovalutazione vera o solo a un attimo di pausa prima del prossimo scatto?
Intesa Sanpaolo: una forza silenziosa che il mercato ancora non premia
Guardando i fondamentali, Intesa Sanpaolo sembra una macchina ben oliata. La solidità patrimoniale è tra le più alte del settore bancario europeo, i dividendi sono regolari e generosi, e a fine maggio è partito un nuovo buyback da 2 miliardi di euro. Questo segnale non è casuale: è una mossa che dice molto di come il management stesso giudica il valore attuale del titolo, evidentemente ritenuto troppo basso.

Eppure, il P/B ratio fermo a 0,6x, ben al di sotto della media storica, continua a far riflettere. Le raccomandazioni degli analisti sono piuttosto eloquenti. BNP Paribas ha portato il rating direttamente a Strong Buy il 26 marzo, sottolineando una sottovalutazione strutturale. Al contrario, Kepler Cheuvreux ha optato per un approccio più prudente, portando la valutazione a Hold lo scorso 7 maggio. Una differenza di vedute che nasce, probabilmente, dalla forte performance registrata nei mesi precedenti.
Ma c’è un dato difficile da ignorare: il primo trimestre 2025 si è chiuso con risultati sopra le attese, e le previsioni indicano un utile netto superiore a 9 miliardi entro fine anno. Questo rafforza la percezione che ci si trovi di fronte a una realtà che il mercato fatica ancora a valorizzare pienamente. La media delle raccomandazioni raccolte da MarketScreener segnala chiaramente: prevale il giudizio Buy, con un potenziale di rialzo del 6,87% rispetto al prezzo di chiusura.
In sostanza, Intesa Sanpaolo si presenta come una banca che continua a fare bene tutto ciò che serve per crescere. Eppure, sembra indossare ancora l’etichetta della prudenza, quasi come se il mercato aspettasse una scintilla in più per far scattare la vera rivalutazione.
UniCredit: la trasformazione che convince, ma non entusiasma il mercato
La storia di UniCredit è diversa, ma ugualmente affascinante. Qui la percezione è cambiata molto negli ultimi anni. Grazie a una ristrutturazione profonda e a una visione strategica più internazionale, la banca ha riguadagnato terreno e fiducia. I risultati si vedono nei numeri, ma anche nei movimenti geopolitici: la presenza in Grecia attraverso Alpha Bank, e le voci insistenti su un possibile interesse per Commerzbank, mostrano un’identità ambiziosa, che guarda oltre i confini nazionali.
Secondo piattaforme come SimplyWallSt, il titolo risulta sottovalutato del 20% rispetto al fair value, nonostante i buoni risultati. Tuttavia, la situazione è più sfumata. I dati aggregati da MarketScreener indicano una raccomandazione media Accumulate, ma con un prezzo obiettivo leggermente inferiore a quello attuale. Questo significa che una parte della corsa potrebbe essere già avvenuta, almeno nell’immediato.
Nessuno oggi consiglia la vendita, ma è come se il titolo fosse in attesa di una nuova narrazione, qualcosa che lo spinga oltre il semplice buon risultato trimestrale. UniCredit ha già fatto molto, ma ha ancora margini per sorprendere, soprattutto se dovessero concretizzarsi le operazioni estere. La solidità c’è, la crescita pure, ma la sfida ora è farle pesare di più nei multipli.
Il fatto che il prezzo di Borsa abbia superato la media dei target degli analisti, con una differenza del -3,12%, non deve necessariamente far pensare a una frenata imminente. Piuttosto, suggerisce che gli investitori stiano iniziando a riconoscere il valore. E proprio qui si gioca la partita più delicata: continuare a crescere quando il mercato ha già anticipato una parte della strada.