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Che cos’è l’European Chips Act e quali effetti avrà sulle regole del gioco

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L’Unione europea vuole diventare leader globale della produzione dei semiconduttori con l’obbiettivo di raddoppiarla entro il 2030.

Il Collegio dei commissari dell’Unione Europea ha approvato l’European Chips Act, lo ha annunciato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

Gli investimenti entro i prossimi otto anni arriveranno a 43 miliardi di dollari, stanziati tra fondi pubblici e privati per avvicinarsi a una quota di mercato del 20% a livello globale. L’Unione punta a cambiare il paradigma industriale, favorendo la ricerca e l’innovazione nel settore e diventando più indipendente sulla catena di approvvigionamento. Per questo mette a disposizione gli aiuti economici che possono arrivare a sostenere il cento per cento delle spese di innovazione delle aziende.

Il Chips Act europeo cambierà le regole del gioco per la competitività globale del mercato unico europeo. A breve termine, aumenterà la nostra resilienza alle crisi future, consentendoci di anticipare ed evitare interruzioni della catena di approvvigionamento. La produzione aumenterà quindi dall’attuale 9% grazie a 15 miliardi di investimenti pubblici che si aggiungeranno ai 30 già previsti da Next Generation Eu, da Horizon Europe e dai bilanci nazionali.

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Che cos’è l’European Chips Act e quali effetti avrà sui rapporti diplomatici

Ursula von der Leyen è decisa a rendere l’Europa un leader industriale in questo settore strategico. Per la presidente della Commissione europea,” l’Europa è il Continente dove tutte le rivoluzioni industriali sono cominciate e potrà dare avvio anche della prossima rivoluzione industriale“. “L’Europa – ha aggiunto la presidente – costruirà partnership per la produzione di chip con Paesi politicamente affini, come Stati Uniti e Giappone.”

La spinta dell’innovazione ha reso oggi vulnerabili molti settori dipendenti dalle terre rare e in grado di vedere rallentare notevolmente la produzione anche in settori strategici. Tra questi il più colpito è stato ad esempio il settore automobilistico, paralizzato proprio mentre la domanda stava crescendo. Oltre a questo i dispositivi sanitari e l’elettronica di consumo. Ciò ha reso evidente l’estrema dipendenza dell’Europa a un numero molto limitato di attori tra cui in particolare la Cina. Senza una pianificazione economica che prenda atto degli attuali equilibri geopolitici e dei potenziali squilibri futuri l’Europa rischia di arrivare impreparata alle crisi future.

Senza chip, nessuna transizione digitale, nessuna transizione verde, nessuna leadership tecnologica è possibile. Per questo la priorità alla nuova direzione intrapresa dall’industria affiancata dagli obbiettivi ecologici, dovrà garantire anche per il futuro l’accessibilità di questa risorsa primaria almeno nel suo mercato interno.

Andrea Carta

Ha studiato Analisi Tecnica dei mercati finanziari e ha svolto la professione di trader indipendente fino al 2019. Appassionato di letteratura e scrittura creativa, concilia le sue conoscenze ed esperienze scrivendo articoli in tema finanziario, socio economico e politico

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