C’è un modo per ottenere un flusso costante di interessi annui, con un rischio contenuto e un rendimento netto sopra il 2,5%, e non si tratta di una novità speculativa né di strumenti poco trasparenti. Una soluzione concreta e ben regolata sta attirando chi vuole stabilità, senza rinunciare a una remunerazione interessante. La parola chiave? Un BTP con cedola al 3,45% e rendimento netto del 2,56%. Ma cosa c’è davvero dietro questo titolo di Stato che piace così tanto? E perché alcuni lo considerano una buona opportunità di medio periodo, mentre altri restano alla finestra?
Certe decisioni finanziarie richiedono più attenzione che entusiasmo. Eppure, alcuni strumenti sembrano fatti apposta per chi cerca certezze. È il caso del BTP con scadenza al 15 luglio 2031 e cedola annua lorda del 3,45%, che sta raccogliendo consensi tra i risparmiatori più prudenti.
Il meccanismo è semplice: lo Stato si impegna a pagare due cedole ogni anno e a restituire il valore nominale alla scadenza. Ma l’interesse non nasce solo da questo. L’aspetto più interessante è il bilanciamento tra flusso cedolare e rendimento effettivo.
Il prezzo di acquisto supera leggermente la pari, attestandosi attorno a 102,55. Questo significa che, pur ricevendo una cedola allettante, il rendimento reale scende al 2,99% lordo, pari al 2,56% netto grazie alla tassazione agevolata sui titoli di Stato. Su un investimento da 10.000 euro si possono acquistare circa 97,51 titoli, generando un incasso annuo lordo di 336 euro, che dopo le imposte si traduce in circa 294 euro netti. Alla scadenza si riceveranno 9.751 euro nominali. Il rendimento complessivo, considerando anche il rimborso sotto la pari, si mantiene interessante e regolare.
Guardare solo alla cedola del 3,45% può essere fuorviante. L’acquisto sopra la pari comporta infatti una piccola perdita in conto capitale, che viene assorbita nel tempo dai flussi cedolari. Chi pensa di vendere prima della scadenza dovrebbe valutare con attenzione l’impatto dei tassi d’interesse. Questo BTP ha una duration modificata di 5,18 anni, il che significa che è moderatamente sensibile alle variazioni dei tassi: se questi dovessero salire, il valore del titolo potrebbe diminuire.
Altro aspetto da non trascurare è l’inflazione. Un rendimento nominale al 2,56% netto può essere soddisfacente in un contesto stabile, ma potrebbe diventare meno competitivo se il costo della vita aumentasse significativamente nei prossimi anni. In quel caso, il guadagno reale, cioè il potere d’acquisto mantenuto, risulterebbe inferiore.
Tuttavia, la buona liquidità sul mercato secondario rappresenta un vantaggio: il titolo è facilmente negoziabile, e questo lo rende adatto anche a chi vuole flessibilità senza rinunciare alla sicurezza. Inoltre, la scadenza al 2031 non è così lontana da rendere l’impegno troppo vincolante. Chi ha un orizzonte temporale di medio periodo e desidera integrare il proprio reddito con entrate periodiche può considerarlo una valida alternativa ai depositi vincolati o ai conti remunerati.
Resta sempre fondamentale valutare il proprio profilo di rischio. Questo BTP può funzionare bene in una strategia bilanciata, ma non è immune da variabili esterne. Chi cerca protezione contro l’inflazione, ad esempio, potrebbe orientarsi su titoli indicizzati. Ma per chi desidera stabilità, prevedibilità e un rendimento coerente con il rischio assunto, questa obbligazione governativa offre un equilibrio non trascurabile.
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