Molti sognano una rendita mensile da 300 euro, magari sfruttando un capitale fermo in banca. Con 100.000 euro a disposizione, le opzioni non mancano, ma non tutte portano davvero a quel risultato. Tra strumenti postali e titoli di Stato, il confine tra sicurezza e rendimento può diventare sottile.
Una semplice visita in banca può trasformarsi in una scoperta inaspettata. Le risposte a volte sorprendono, ma aprono nuove prospettive. Alcuni strumenti promettono stabilità, altri offrono numeri interessanti solo sulla carta. Capire cosa può funzionare davvero è il primo passo per non accontentarsi di soluzioni comode ma poco vantaggiose.

Antonio era seduto di fronte al direttore della sua banca con una domanda semplice, ma non banale: “Con 100.000 euro posso ottenere una rendita mensile di almeno 300 euro?” Non cercava miracoli, solo un’entrata stabile, regolare e possibilmente sicura. Il direttore, dopo anni di esperienza, sapeva bene quanto fosse diffusa quella richiesta. Prese una cartelletta e iniziò a spiegare. Partì dai buoni fruttiferi postali, poi aprì la strada a un’opzione diversa, forse più complessa, ma anche più concreta: i BTP a lunga scadenza con cedola fissa superiore al 3 per cento.
I limiti nascosti dei buoni postali
Il primo strumento proposto fu il Buono postale 100, valido per quattro anni e con rendimento lordo del 3 per cento. A prima vista sembrava interessante. Su 100.000 euro, a fine periodo si otterrebbero circa 12.000 euro lordi. Tolte le tasse, resterebbero poco più di 9.000 euro netti, che distribuiti idealmente in quattro anni fanno 2.250 euro l’anno, poco meno di 190 euro al mese. Ma il punto critico è che l’interesse viene corrisposto solo a scadenza, non durante il periodo. Questo significa che non c’è alcuna entrata mensile o semestrale. Il capitale rimane bloccato, e la rendita non è reale, ma solo figurativa fino alla fine del vincolo.

Il vantaggio, spiegò il direttore, sta nella garanzia statale e nella tassazione agevolata al 12,5 per cento. Tuttavia, se l’obiettivo è una rendita mensile costante, il buono postale non è lo strumento giusto. Antonio sembrava deluso, ma il direttore non si fermò lì. C’era un altro prodotto che, con le giuste condizioni, poteva avvicinarsi molto all’obiettivo desiderato.
Il BTP con cedola fissa che cambia le regole del gioco
Il direttore propose a quel punto un BTP specifico: BTP Futura 3,65% agosto 2035. Cedola fissa, prezzo di acquisto attuale 100,81. Il rendimento effettivo netto è pari al 3,12 per cento. Su un investimento di 100.000 euro, questo significa 3.120 euro netti all’anno. La particolarità più interessante è che il titolo stacca le cedole ogni sei mesi, garantendo due pagamenti l’anno. Ogni sei mesi, Antonio riceverebbe circa 1.560 euro, corrispondenti a una media di circa 260 euro al mese.
Non sono esattamente i 300 euro mensili desiderati, ma ci si avvicina molto. Inoltre, la regolarità delle cedole rappresenta un vantaggio significativo per chi cerca una forma di rendita programmata, stabile e prevedibile. Ovviamente, ci sono aspetti da considerare. Il prezzo è leggermente sopra la pari, e in caso di vendita anticipata si potrebbe incorrere in una minusvalenza. Anche la durata del titolo, superiore ai dieci anni, può spaventare chi teme oscillazioni di mercato nel breve termine. Ma chi è disposto a mantenere il titolo fino alla scadenza nel 2035 si mette al riparo da questi rischi.
Antonio uscì dalla banca con le idee chiare. Non aveva trovato una formula magica, ma un’opportunità concreta. Non sempre la risposta si trova nel prodotto più semplice o pubblicizzato. A volte serve guardare un po’ più lontano per capire cosa può davvero funzionare.