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Ipotesi di un conflitto mondiale, le tensioni aumentano, la diplomazia si impolvera, nel caso di guerra quali sarebbero gli schieramenti?

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Ma nel caso di terzo conflitto globale, come si andrebbero a schierare gli Stati del mondo?

Attualmente il 40% dei potenziali protagonisti potrebbe porsi accanto alla Russia di Putin.

Pixabay

La guerra scatenata da Putin in Ucraina, la conseguente recessione economica ed energetica, le ombre russe sul Baltico, la crisi di Taiwan, le tensioni in Libia, il Medio Oriente, le questione irrisolte nei Balcani, chi piĂą ne ha piĂą ne metta. Da ultimo la maxi esercitazione militare congiunta tra Russia e Cina. Le premesse a un terzo conflitto globale proprio non mancano.

Nella peggiore delle ipotesi quale sarebbe la reazione dei governi mondiali? A oggi, Vladimir Putin potrebbe avvalersi su di uno schieramento di Stati equivalente al 40% della popolazione mondiale. Ai Paesi Nato però resterebbe il primato del Pil.

Il conflitto e i fronti contrapposti

Se la guerra di Putin all’Ucraina dovesse disgraziatamente espandersi e coronare in un scontro globale, come si schiererebbero i governi mondiali? Speriamo, ovviamente, si tratti solo di fantapolitica.

La crisi nel Baltico ha portato in molti a pensare che certi ragionamenti vadano oltre l’allarmismo. Del resto, anche le guerre mondiali hanno avuto evoluzioni lente e con radici ben profonde e districate negli anni addietro. La questione di Kaliningrad è stata definita come l’appiglio ideale per il divampare di una guerra senza frontiere, una sorta di Danzica 2.0.

Sono mesi che il mondo occidentale è a un passo dal ritrovarsi tra i fuochi di una guerra mondiale. La diplomazia è ormai alla frutta, a dispetto, invece, delle tensioni che non fanno altro che moltiplicarsi, si prenda ad esempio la questione del Taiwan.

Ovviamente il tutto condito dall’ingrediente millenaristico per eccellenza e più volte chiamato in causa dallo scorso 24 febbraio: il terrore nucleare. L’equilibrio precario potrebbe infrangersi in qualsiasi istante.

Un contesto che vede una linea di demarcazione netta: da un lato la Nato, dall’altra Vladimir Putin accompagnato dai Paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica). Con l’incognita dei sabotatori interni, da una parte e dall’altra.

Gli schieramenti nel caso di un ipotetico e malaugurato conflitto

Lo schieramento al fianco dell’Ucraina, il cosiddetto blocco occidentale, vedrebbe nella Nato il suo vessillo. 40 Stati a maggioranza europea, con il supporto di Turchia, Usa e Canada. In attesa dell’ingresso ufficiale di Finlandia e Svezia.

A richiedere il sostegno occidentale vi è la Moldavia, dove le tensioni legate alla Transnistria sono sempre Il versante asiatico dell’Alleanza atlantica si fonda sulle buonissime relazioni con Giappone, Corea del Sud e Taiwan.

Da comprendere le posizioni non particolarmente chiare di due storici alleati degli Stati Uniti, Israele e Arabia Saudita, dal 24 febbraio nemmeno una sanzione al Cremlino.

Il blocco orientale

Basandosi sugli studi Ispi, a oggi solamente il 19% del complesso degli Stati mondiali avrebbero messo in atto le sanzioni nei confronti della Russia. Una quota non eccessiva che tuttavia equivale al 59% del Pil mondiale.

Dall’altro lato, Putin potrebbe avvalersi del supporto dei Paesi Brics, ossia Cina, Brasile, India e Sudafrica. Ovviamente è solo un’ipotesi, ma fondata sulle ottime relazioni tra questi Stati.

Legami storici con il Cremlino li hanno d’altronde Bielorussia, Corea del Nord e Siria. In più non dimentichiamo Venezuela e Cuba.

Le trattative diplomatiche e di pace sembrano ormai archiviate, ognuno va per la sua strada.

Se ciascuno di questi protagonisti appena elencati dovesse scendere sul terreno di scontro l’impatto, a prescindere dall’incognita nucleare, sarebbe devastante per tutti, nessuno escluso.

Nessuno escluso, o quasi, perché alla fine, come in ogni guerra, ci saranno strette di mani, grazie a chi quelle stesse mani le avrà perse. E allora, incrociamo le dita.

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