Contributi non trasferiti: la strategia migliore per non perdere anni di ricongiunzione

La ricongiunzione contributiva è uno degli strumenti più utilizzati dai professionisti per unificare i periodi assicurativi e maturare il diritto alla pensione. Ma cosa accade quando l’INPS autorizza il trasferimento dei contributi della Gestione dipendenti privati, negando però quelli della Gestione Separata? Una situazione che ha generato numerosi ricorsi e su cui la Cassazione si è più volte espressa, confermando la possibilità di includere anche questi contributi.

La disciplina della ricongiunzione verso casse professionali come Inarcassa prevede regole precise, ma spesso sorgono dubbi quando si tratta della Gestione Separata. L’INPS, infatti, tende a negare il trasferimento di tali contributi, nonostante la giurisprudenza abbia chiarito che non esiste alcun divieto legislativo esplicito.

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Contributi non trasferiti: la strategia migliore per non perdere anni di ricongiunzione – trading.it

La sentenza della Cassazione n. 26039/2019 ha ribadito che i periodi accreditati nella Gestione Separata possono essere oggetto di ricongiunzione, riconoscendo ai lavoratori il diritto di far valere integralmente la propria carriera contributiva. La questione non è solo giuridica, ma anche pratica: scegliere quando e come presentare ricorso può incidere sul buon esito della pratica e sulla possibilità di non bloccare le procedure già avviate. In questo contesto, diventa essenziale conoscere le diverse strategie per tutelare i propri diritti senza rallentare l’iter amministrativo.

Ricongiunzione e Gestione Separata: cosa dice la giurisprudenza

Le pronunce della Cassazione e delle Corti territoriali hanno chiarito che la ricongiunzione da e verso la Gestione Separata non è esclusa per i liberi professionisti iscritti a casse come Inarcassa. Non esistono divieti normativi e il principio di tutela previdenziale prevale sulle interpretazioni restrittive dell’INPS. In diverse sentenze, tra cui la già citata n. 26039/2019, è stato affermato che i contributi versati nella Gestione Separata devono essere considerati utili e trasferibili, così da garantire la continuità della carriera assicurativa.

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Ricongiunzione e Gestione Separata: cosa dice la giurisprudenza – trading.it

Nonostante ciò, l’INPS continua a rigettare molte richieste, costringendo i lavoratori ad avviare contenziosi. Le fonti legali spiegano che il riconoscimento del diritto avviene quasi sempre in sede giudiziaria, evidenziando il contrasto tra prassi amministrativa e orientamento giurisprudenziale consolidato.

Strategie operative e possibili ricorsi

Dal punto di vista pratico, secondo diversi esperti previdenziali, conviene accettare in un primo momento la ricongiunzione dei soli contributi presenti nella Gestione dipendenti privati, così da non bloccare il procedimento in corso con l’INPS. Successivamente, è possibile presentare una nuova domanda di ricongiunzione riferita esclusivamente ai contributi della Gestione Separata. Come evidenziato in molti casi precedenti, l’INPS respingerà probabilmente la richiesta, ma questo diniego costituisce il presupposto per avviare un ricorso.

In tale fase, l’interessato potrà richiamare la giurisprudenza favorevole della Cassazione e dimostrare che sussistono ancora periodi contributivi ricongiungibili. Presentare subito un ricorso, invece, potrebbe comportare il rischio di bloccare l’intera procedura, rallentando l’accesso al trasferimento già autorizzato. È per questo che le fonti consigliano un approccio graduale, distinguendo le due fasi: prima accettare quanto concesso e poi contestare il diniego della parte residua. Si tratta di una strategia che tutela i diritti previdenziali senza rinunciare a percorsi legali consolidati e già riconosciuti dalla magistratura.

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