Convivere mi fa perdere i bonus? Finalmente il chiarimento tanto atteso

La sentenza n. 120 dello scorso 22 luglio della Cassazione chiarisce se convivere faccia perdere davvero i bonus.

Se convivere fa davvero perdere i bonus, si dovranno aspettare delle “separazioni di massa!” Al di là dell’ironia, è un tema abbastanza discusso e dibattuto, e grazie al chiarimento della sentenza n. 120 del 22 luglio 2025 emessa dalla Cassazione, è possibile comprendere a cosa si sta facendo riferimento.

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Convivere mi fa perdere i bonus? Finalmente il chiarimento tanto atteso- Trading.it

La Corte Costituzionale italiana si è pronunciata in merito a ciò nella sentenza n. 120 del 22 luglio scorso, riferendosi ad un caso abbastanza preciso. Essa ha stabilito che la convivenza di fatto tra un datore di lavoro e un dipendente subordinato, non fa venire meno l’ANF, sigla che indica l’Assegno per il Nucleo Familiare. Non cade come diritto.

Nello specifico, l’art. 2 del DPR n. 797/1955 fa decadere l’assegno solo al coniuge del datore di lavoro, ma non parla di convivente di fatto, ammenoché non sia presente un contratto di convivenza regolato dalla Legge n. 76/2016.

Cosa determina ciò?

L’applicazione della sentenza: perché convivere farebbe perdere i bonus

In seguito all’analisi della disciplina, risulta fondamentale comprendere l’applicazione della sentenza, dato che convivere per molti altri farebbe decadere i bonus. Ecco cosa è necessario sapere per non subire questo destino poco favorevole economicamente parlando.

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L’applicazione della sentenza: perché convivere farebbe perdere i bonus- Trading.it

In base a quanto predisposto nel paragrafo precedente, bisogna capire a quali conviventi si applichi la sentenza e la perdita dei benefici.

La motivazione è quella di evitare una sorta di “autofinanziamento” concedendo l’ANF a un nucleo familiare che includa lo stesso datore di lavoro, ma la convivenza di fatto si consolida solo se formalizzata mediante un contratto. Di conseguenza, non è assimilata in automatico al matrimonio ai fini dell’ANF.

Quindi, la disciplina rimane coerente, perché l’ANF si concede solo al coniuge, e non viene meno per il convivente di fatto senza un contratto specifico.

In poche parole, succede la seguente condizione. Protagonisti della vicenda sono il coniuge del datore di lavoro e il datore stesso, questi sono tra coloro i quali nel concreto perdono i benefici finora indicati. Poiché finirebbero per avere nei loro riguardi, un beneficio eccessivo. Come se si autofinanziassero, per questo l’ANF non spetta loro secondo la Corte di Cassazione.

L’ANF è dato ed è rilevante la convivenza di fatto, solo se questa è accompagnata da un contratto di convivenza ai sensi della legge n. 76/2016. Con questa normativa si distingue tra coniuge e convivente di fatto, ma senza equipararli agli effetti dell’assegno per il nucleo familiare.

Questa l’interpretazione della Corte al fine di porre un equilibrio tra il riconoscimento dei diritti della famiglia di fatto e la necessità di dare una maggior coerenza al sistema in fattore di erogazione degli assegni.

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