Immaginare di investire 10.000 euro oggi in un BTP trentennale può sembrare un gesto da risparmiatore previdente, ma c’è molto di più sotto la superficie. Il rendimento è interessante, la tassazione è agevolata e il flusso cedolare è costante nel tempo. Tuttavia, il lungo orizzonte temporale e l’alta sensibilità ai tassi d’interesse rendono questo investimento meno banale di quanto appaia. E nel frattempo, c’è chi sceglie strade più dinamiche per far crescere il capitale. Il BTP 4,65% Ottobre 2055 è uno strumento che divide: rassicurante per alcuni, troppo statico per altri.
Investire 10.000 euro oggi significa acquistare poco più di 9.400 euro nominali di BTP, visto che il prezzo attuale è di circa 106,2. Su questa cifra si ricevono ogni anno 382 euro netti di cedola, per un totale di oltre 11.000 euro in trent’anni. Alla fine del 2055, lo Stato restituirà il valore nominale, quindi circa 9.400 euro. Nel complesso, tra interessi e rimborso, l’incasso sarà vicino ai 20.900 euro.
Guardando al rendimento composto, il capitale iniziale può trasformarsi in circa 30.000 euro netti, con una crescita del 3,75% annuo. Ma è proprio qui che iniziano le valutazioni più profonde: è un guadagno che vale la pena vincolare per trent’anni? Cosa succede se il contesto macroeconomico cambia drasticamente nel frattempo? La risposta non è univoca.
Il rendimento del 3,75% annuo netto è reso possibile grazie alla tassazione agevolata del 12,5% sui titoli di Stato, contro il 26% applicato su molte altre forme di investimento. Questo rende il BTP 2055 interessante sul piano fiscale, specialmente per chi cerca una rendita stabile e prevedibile.
Ma trent’anni sono lunghi. L’inflazione, anche moderata, ha un impatto enorme nel tempo. Se nei prossimi decenni l’inflazione media si attestasse al 2,5%, il rendimento reale scenderebbe drasticamente, erodendo il potere d’acquisto futuro. Chi punta su questo strumento dovrebbe considerarlo come una fonte di reddito, non come mezzo per far crescere significativamente il patrimonio.
Inoltre, essendo un titolo a lunga durata, il BTP 2055 è molto sensibile ai movimenti dei tassi di interesse. Se i tassi salissero, il valore di mercato del titolo potrebbe scendere anche in modo significativo. Questo significa che chi avesse bisogno di liquidità prima della scadenza potrebbe trovarsi costretto a vendere in perdita.
La stabilità del BTP è rassicurante, ma nel lungo periodo i numeri storici dei mercati azionari globali raccontano un’altra storia. Secondo dati consolidati, un portafoglio azionario globale ha reso mediamente tra il 6% e il 7% annuo, anche tenendo conto di crisi e fasi negative. A trent’anni, queste differenze diventano enormi.
Chi avesse investito 10.000 euro in un ETF globale ben diversificato potrebbe ritrovarsi, in uno scenario medio, con un capitale superiore ai 50.000 euro. Naturalmente, il percorso sarebbe stato molto più instabile rispetto a quello di un BTP. Ma proprio per questo serve una valutazione profonda: quanto vale la tranquillità rispetto alla crescita?
Chi sceglie il BTP 2055 sceglie una strada chiara e lineare. Chi sceglie l’azionario, invece, accetta salite e discese, ma con la prospettiva di arrivare molto più lontano. E allora, dove si vuole arrivare davvero?
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