Validare contribuzione utile, i periodi neutri possono salvare la pensione in modo inedito.
I periodi neutri possono incidere sulla pensione, il punto è capire come. Trattando un caso di versamento di contributi volontari per conseguire i requisiti per quella di vecchiaia, si apre il “vaso di Pandora”, perché si scopre qualcosa di inedito che potrebbe riguardare tanti cittadini.
Per versare i contributi volontari ci vuole l’autorizzazione dell’INPS, riuscendo a far valere nei 5 anni precedenti, almeno tre di contributi effettivi. In questo meccanismo di calcolo, non si considerano quelli figurativi.
Ma se non si hanno questi requisiti, è possibile comunque ottenere il benestare, a condizione che si riesca a far valere nella vita assicurativa, minimo 5 anni di versamenti, per un totale di 260 settimane.
Nel calcolo dei 5 anni di contributi precedenti alla domanda, non si aggiungono i periodi in cui non c’è stata attività lavorativa. Questi periodi si chiamano “neutri”, e si escludono dall’accertamento dei 5 anni in questione.
I periodi neutri sono i momenti in cui si è prestato servizio militare, o si è stata in maternità, o ancora in una condizione di malattia certificata, anche se non indennizzata. Se per esempio una persona avesse fatto un anno di malattia, dovrebbe considerare il calcolo dei contributi, solo a partire da sei anni prima della domanda.
Bisogna chiarire la questione, perché non basta capire cosa siano i periodi neutri per comprenderne il funzionamento. Questo prende il nome di “neutralizzazione” e si consolida in questo modo sulla pensione.
La Naspi è riconosciuta ai lavoratori che riescono a far valere 13 settimane di contribuzione, rispetto la disoccupazione dei 4 anni precedenti. Servono tutte le settimane indennizzate, purché ci sia erogata una retribuzione non minore ai minimali settimanali indicati dalla normativa.
Per perfezionarle servono contributi previdenziali, figurativi, e periodi di lavoro all’Estero dove è prevista la totalizzazione (Stato membro UE o convenzionato) e momenti di astensione per malattia di figli fino a 7 anni di età.
Secondo il meccanismo di neutralizzazione questi periodi non sono utili per perfezionare i requisiti per la richiesta della Naspi, ma comunque consentono di ampliare la tempistica entro cui scovare il requisito che serve. L’inoccupazione o la disoccupazione non innescano la neutralizzazione, e non comportano l’interruzione delle ricostruzione del periodo di osservazione.
Possono invece essere soggetti a questo meccanismo i periodi coperti da contribuzione figurativa, purché derivino da malattia o infortuni sul lavoro; cassa integrazione; situazione di gravità; congedi e permessi da legge n. 104/1992; aspettativa non retribuita per funzioni sindacali o pubblico elettive; e infine, lavoro all’Estero in un luogo con cui l’Italia abbia accordi in materia di assicurazione davanti uno status di disoccupazione.
Cosa si evince? Che se ci sono i periodi di neutri, si cercano i requisiti mancanti in un arco di 4 anni, il quale si estende a un ulteriore arco di tempo, uguale a quello del periodo neutro. Il meccanismo in questione è l’unico capace di individuare le settimane di contribuzione che servono in un periodo maggiore a 4 anni.
Vivere in una casa senza esserne proprietari non basta per evitare l’IMU. Il tema della…
Il tema delle pensioni torna al centro dello scontro politico e sociale, con una misura…
Il BTp Italia 2030 è nato in piena emergenza inflattiva, oggi si muove in uno…
Il 2026 potrebbe segnare una svolta silenziosa nei mercati obbligazionari. Non per uno shock improvviso,…
Dicembre cambia il volto della busta paga e porta con sé voci che incidono davvero…
Una controversia sui buoni fruttiferi postali arriva a una nuova svolta davanti all’Arbitro Bancario Finanziario.…