C’è un modo per evitare che un conto venga bloccato quando uno dei cointestatari muore? È una domanda che in pochi si pongono, fino a quando non si ritrovano con il conto congelato e le spese da affrontare.
Alcune coppie ne hanno sentito parlare, altre si sono rivolte alla propria banca, ricevendo risposte vaghe o un secco rifiuto. Ma questo strumento esiste davvero? E perché in Italia sembra così difficile ottenerlo? Dietro il concetto di “diritto di sopravvivenza” si nascondono regole poco note e qualche ostacolo nascosto.

È una scena comune: due persone, magari coniugi, aprono un conto cointestato per gestire insieme le finanze di casa. Poi, arriva un evento inaspettato: la morte di uno dei due. La banca viene informata e il conto si blocca, anche se dentro ci sono soldi necessari per le spese quotidiane, i funerali o i debiti urgenti. Per chi resta, è un ulteriore disagio, oltre al dolore. Ed è qui che molti scoprono l’esistenza di una soluzione alternativa: il conto cointestato con diritto di sopravvivenza. Ma si può davvero usare in Italia?
Come funziona il conto con diritto di sopravvivenza
Il conto corrente cointestato con diritto di sopravvivenza consente che, alla morte di un titolare, la sua parte di saldo venga trasferita automaticamente agli altri cointestatari. In teoria, il superstite può continuare a usare l’intera somma senza attendere la successione. Questo tipo di conto è comune in altri Paesi, ma in Italia è una rarità. Non esiste una legge che lo disciplini in modo specifico, e le banche non sono obbligate a offrirlo.

Una sentenza importante (Cassazione n. 7862/2021) ha stabilito che, nei conti a firme disgiunte, il superstite può chiedere l’intero saldo, in virtù della solidarietà attiva tra i cointestatari. Ma questo diritto va fatto valere, e non garantisce che la banca non blocchi comunque il conto in attesa della documentazione ereditaria.
La verità è che la maggior parte delle banche italiane rifiuta o ignora richieste di apertura di conti con clausola di accrescimento (il nome tecnico del diritto di sopravvivenza). E il motivo è semplice: temono contestazioni da parte degli eredi del defunto, che potrebbero rivendicare la loro parte di eredità.
I limiti normativi e le alternative possibili
Il problema centrale è che il diritto di sopravvivenza si scontra con le norme italiane sulla successione, che tutelano gli eredi legittimi. Anche se i cointestatari e la banca si accordano per trasferire tutto al superstite, quella clausola non ha valore per legge nei confronti degli eredi. Le banche, per evitare problemi legali, scelgono quindi di bloccare il conto fino a chiarimento delle pratiche successorie.
Ecco perché, anche volendo, un cliente normale ha poche possibilità di ottenere un conto cointestato con diritto di sopravvivenza. Solo in rari casi, e con banche particolarmente flessibili, si può tentare di negoziare condizioni personalizzate. Per tutti gli altri, esistono strumenti alternativi più sicuri e legali: una polizza vita, una donazione in vita o l’intestazione separata con delega.
È una questione delicata, che va affrontata prima che diventi urgente. Perché aspettare il blocco di un conto, quando esistono soluzioni (più o meno dirette) per evitarlo? Non sarà un tema di cui si parla a cena, ma in certe circostanze può fare la differenza tra stabilità e caos.