Nei contratti di sottoscrizione ai fondi comuni si possono nascondere voci poco chiare che si rivelano incisivi sul rendimento finale.
I costi ai fondi comuni sono generalmente sintetizzati nel TSC che indica il costo complessivo dell’investimento considerando costi diretti e indiretti.
Il Total shareholder cost è un costo che, secondo i report della Banca d’Italia, negli ultimi 10 anni è stato pari all’1,58 per cento del patrimonio complessivo dei fondi. Nel tempo i costi hanno avuto una tendenza crescente e graduale: commissioni di sottoscrizione e rimborso nonché di quelle di gestione.
A prescindere dalla tipologia del fondo il nostro capitale è investito quindi sulla base dell’acquisto di asset sui quali pesano costi di transazione, come quelli delle commissioni.
Potendo erodere il ritorno degli investimenti è pertanto giusto conoscere in anticipo la loro natura, per non basare le proprie aspettative sui ritorni lordi. Al fine di conoscere i profitti netti dei fondi comuni si può considerare il TER e il suo calcolo. Il costo totale del fondo è diviso per il totale delle attività del fondo stesso, fino a definire una percentuale, che rappresenta il TER.
TER = (Costo totale del Fondo / Asset totali del Fondo) x 100
L’importo e la grandezza del TER è un fattore importante, sia per determinare la sua profittabilità, sia per riuscire a metterlo a confronto con altri fondi comuni. Il TER definisce l’ammontare dei costi annuali per la gestione di un fondo, questo si trova oggi sostituito dal KIID, acronimo di Key Investor Information Document. Esso può essere quindi trovato anche sotto la voce spese correnti.
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