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Criptovalute, Binance messa al bando: ormai è guerra aperta

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Anche Londra prova a imbrigliare le criptomonete, intervenendo sull’operatività di Binance, la più grande piattaforma exchange al mondo

Bitcoin (AdobeBlock)

È iniziato dal 1° luglio il divieto per Binance di operare nel mercato del Regno Unito, nonostante l’exchange fondato nel 2017 e guidato da Changpeng Zhao sembra avere per ora tutte le carte in regola e una grande fiducia per continuare a trarre  profitto dal mercato delle criptovalute.

Binance, la piattaforma exchange di criptovalute cinocanadese è stata messa in questi giorni nelle condizioni di limitare la sua operatività nel Regno Unito, vietando da oggi ogni pubblicizzazione e invito all’investimento presso i suoi servizi.

Le quotazioni del Bitcoin continuano a essere scambiate in range

Nonostante questo, le criptovalute e in special modo il Bitcoin, che è rappresentativo del mercato globale, vive una stagione molto particolare, nel quale gli investitori hanno deciso di conservare nei propri wallet la criptomoneta, ingaggiando una vera e propria lotta ideale con il settore finanziario centralizzato e in modo indiretto anche con le istituzioni. La criptovaluta più famosa al mondo che dal 20 maggio oscilla in un range di prezzo compreso tra i 41.000 e i 30.000 dollari, era stata interessata negli ultimi mesi da una crescita esponenziale che ha portato le sue quotazioni fino ai massimi di 62.000 dollari registrati il 14 aprile, che hanno decisamente modificato le aspettative e il sentiment degli investitori, convinti ormai a dispetto di ogni buon senso che il mercato sia maturo per un’adozione di massa del Bitcoin.

Questa sembra proprio la causa delle reazioni anche in ambito internazionale, con il governo di El Salvador che ha approvato una legge che darà a settembre al Bitcoin lo status di valuta a corso legale nel Paese. Lo stato centroamericano si prepara così a coinvolgere la sua piccola economia, al fine di migliorare le sue condizioni, attirando gli investimenti internazionali e l’indotto miliardario di questa criptovaluta, sperando in un nuovo futuro apprezzamento.

Regno Unito contro Binance: si sospetta il coinvolgimento indiretto in attività illegali

La Financial Conduct Authority (FCA), l’autorità per il regolamento dei mercati del Regno Unito, ha messo in un luce con il suo intervento legislativo alcuni aspetti paradossali che caratterizzano il settore finanziario e in particolar modo quello della finanza decentralizzata. Binance, con sede alle Cayman, è l’esempio di una realtà trasversale in grado di sfuggire facilmente ai controlli, nonostante possa garantire una certa trasparenza sui registri contabili e sulle transazioni, al fine di evitare il coinvolgimento indiretto in reati come il riciclaggio di denaro.

A questo proposito era intervenuto lo scorso mese il Dipartimento di Giustizia e poi l’Agenzia delle Entrate degli Stati Uniti, che aveva portato avanti un’indagine sui processi con i quali le criptovalute vengono scambiate e depositate, per via del fondato sospetto che ci possano essere all’interno dei flussi finanziari che coinvolgono Binance così come altri exchange, irregolarità che fanno capo a illeciti di natura fiscale e a reati come il riciclaggio di denaro. Questa volta la Financial Conduct Authority ha intimato a Binance la rimozione di ogni pubblicità e promozione finanziaria sulla sua piattaforma, compresi i suoi canali e account sui social network. Dal 30 giugno, non potrà più operare previo permesso ufficiale delle autorità inglesi sul mercato del Regno Unito.

LEGGI ANCHE>> Bitcoin, investitori in fuga: il tempo è scaduto

Come i servizi di exchange possono aggirare i divieti

Nonostante la società impegnata sul mercato delle criptovalute sostenga di avere tutti i conti in regola, il caso inglese sembra comunque emblema di un processo economico difficile da gestire. Lo dimostra il fatto che il servizio online non avendo una vera e propria necessità territoriale può continuare a operare ed essere comunque accessibile dagli utenti del Regno Unito, che semplicemente utilizzando una VPN, sono in grado di rendere visibile il sito e utilizzare i suoi servizi di exchange e trading.

In assenza della possibilità di imporre regole limitate alle influenze regionali sugli exchange e sulle criptovalute delle singole nazioni, manca la concreta possibilità di un accordo comune e valido in ambito internazionale, che possa definire la natura patrimoniale e fiscale delle criptovalute, togliendo tutte quelle ambiguità che rendono questa realtà vittima ancora oggi della speculazione, in assenza della determinazione di un valore che possa essere scontato sull’economia reale.

Andrea Carta

Ha studiato Analisi Tecnica dei mercati finanziari e ha svolto la professione di trader indipendente fino al 2019. Appassionato di letteratura e scrittura creativa, concilia le sue conoscenze ed esperienze scrivendo articoli in tema finanziario, socio economico e politico

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