Cumulo e totalizzazione: le verità nascoste che influenzano l’importo della pensione

Molti lavoratori italiani hanno versato contributi in più gestioni previdenziali durante la loro carriera, creando dubbi al momento di accedere alla pensione. Due strumenti, la totalizzazione e il cumulo, consentono di sommare i periodi assicurativi senza costi aggiuntivi, ma con differenze sostanziali. Conoscerle è essenziale per capire come verrà calcolato l’assegno pensionistico.

Il tema dei contributi previdenziali versati in gestioni diverse riguarda un numero crescente di lavoratori. Carriere discontinue, cambi di settore e l’alternanza tra lavoro dipendente, autonomo e professionale portano spesso a ritrovarsi con più posizioni assicurative. In questi casi la normativa consente di utilizzare due strumenti: la totalizzazione e il cumulo dei periodi assicurativi. Entrambi hanno l’obiettivo di non disperdere i contributi e permettere il raggiungimento dei requisiti per la pensione, ma operano con regole differenti.

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Cumulo e totalizzazione: le verità nascoste che influenzano l’importo della pensione – trading.it

Molti si chiedono quale sia l’impatto sul calcolo dell’assegno, visto che il sistema pensionistico italiano si basa su formule che possono includere il retributivo, il misto e il contributivo. La distinzione tra totalizzazione e cumulo non è soltanto tecnica, ma può influenzare in maniera significativa l’importo percepito ogni mese. Le fonti istituzionali come l’INPS e il Consiglio Nazionale dei Consulenti del Lavoro sottolineano che il tema è di grande rilevanza pratica: capire le differenze significa evitare sorprese al momento della liquidazione.

Totalizzazione dei contributi

La totalizzazione è stata introdotta con il decreto legislativo n. 42/2006 e consente di sommare gratuitamente i contributi versati in più gestioni previdenziali per maturare il diritto alla pensione. In questo caso ogni ente previdenziale calcola la propria quota di trattamento con il metodo pro-rata, ma l’assegno complessivo viene liquidato dall’INPS.

Secondo la normativa, il calcolo avviene con il sistema contributivo per l’intera vita lavorativa, anche per i periodi che sarebbero stati soggetti al retributivo. Questo è il punto critico: per chi ha anzianità contributiva prima del 1996, la totalizzazione comporta la perdita dei vantaggi legati al vecchio metodo di calcolo. Il risultato è spesso un assegno inferiore rispetto ad altre opzioni, pur consentendo di accedere a prestazioni come la pensione di vecchiaia o la pensione anticipata una volta raggiunti i requisiti.

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Totalizzazione dei contributi – trading.it

L’INPS precisa che la pensione in totalizzazione non prevede il cumulo dei periodi figurativi non coincidenti e può richiedere tempi più lunghi per la liquidazione, poiché serve il calcolo pro-rata da parte di ciascuna gestione coinvolta. La totalizzazione resta comunque utile per chi non può utilizzare altri strumenti e desidera valorizzare ogni anno di contribuzione.

Il cumulo contributivo

Il cumulo contributivo è stato introdotto dalla legge di stabilità 2013 e successivamente ampliato con la legge di bilancio 2017. Consente di sommare i contributi versati in diverse gestioni, incluse le Casse professionali, per ottenere un’unica pensione. La differenza sostanziale rispetto alla totalizzazione è che ogni gestione calcola la propria quota con il metodo applicabile al periodo (retributivo, misto o contributivo), senza imporre un ricalcolo interamente contributivo.

Questo aspetto rende il cumulo generalmente più favorevole per i lavoratori che hanno anzianità maturate prima del 1996, poiché preserva i vantaggi del sistema retributivo. Secondo l’analisi riportata dal Sole 24 Ore, il cumulo è oggi lo strumento più utilizzato dai professionisti e dai dipendenti con carriere frammentate, proprio perché garantisce una maggiore corrispondenza tra contributi versati e assegno finale.

Un ulteriore vantaggio del cumulo è che la pensione viene liquidata dall’INPS come unica prestazione, evitando la complessità di più erogazioni. Non vi sono costi per il lavoratore, e i periodi si sommano integralmente senza bisogno di trasferimenti. Rimane però la necessità di rispettare i requisiti anagrafici e contributivi previsti dalla normativa vigente, come confermato dall’Agenzia delle Entrate nelle sue note interpretative.

La distinzione tra totalizzazione e cumulo è quindi rilevante non solo dal punto di vista tecnico, ma anche pratico: il primo applica un calcolo interamente contributivo, il secondo mantiene i diversi sistemi di computo. Per questo motivo è fondamentale valutare attentamente la propria posizione assicurativa prima di richiedere la pensione, facendo riferimento alle indicazioni fornite dall’INPS e dai consulenti del lavoro.

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