Chiedere un certificato per la legge 104 e sentirsi dire che costa 20 euro è una sorpresa che spiazza. Chi vuole acquistare un pc con la legge 104 spesso scopre che serve un documento medico, e che per ottenerlo bisogna pagare. Ma se la legge lo prevede come gratuito, perché accade tutto questo? Una domanda semplice, che apre uno squarcio su un sistema pieno di zone grigie e disinformazione. Un problema silenzioso che riguarda migliaia di persone ogni anno.
Capita soprattutto agli anziani, alle famiglie con persone disabili, a chi ha bisogno urgente di documenti per iniziare pratiche importanti. Ci si siede davanti al medico curante, si chiede il certificato per l’invalidità o per l’accesso ai benefici previsti dalla legge 104, e poi arriva la richiesta di pagamento. Venti euro, cinquanta, a volte anche di più. Senza ricevuta, o con la dicitura “prestazione professionale”. Ma com’è possibile se lo Stato garantisce tutto questo come diritto?
Pochi sanno che dal 2017 esiste un decreto ministeriale che inserisce questi certificati nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), cioè tra le prestazioni che il Servizio Sanitario Nazionale deve offrire gratuitamente. Il punto è che l’informazione si è persa tra uffici, regioni e medici di base, lasciando i cittadini in balia di un sistema che cambia da zona a zona. E intanto, chi ha bisogno, paga.
Secondo il decreto ministeriale del 12 gennaio 2017, pubblicato in Gazzetta Ufficiale, i certificati necessari per avviare le pratiche legate a disabilità, invalidità civile e legge 104 rientrano tra le attività medico-legali da garantire gratuitamente. È lo stesso Ministero della Salute, in una circolare, a confermare che queste certificazioni non sono soggette a ticket o spese per l’assistito.
Tuttavia, nella pratica, la situazione è ben diversa. Molti medici di base continuano a richiedere un compenso per la compilazione e l’invio del certificato INPS. Lo fanno come liberi professionisti, sfruttando una zona grigia normativa: non essendo vincolati da una convenzione regionale specifica per questo tipo di prestazione, ritengono lecito chiedere un pagamento.
A complicare tutto, c’è una mancanza di informazione anche tra gli stessi operatori sanitari. Non tutti i medici sono aggiornati su quanto previsto dalla normativa, e in molte regioni le strutture sanitarie non hanno predisposto un percorso gratuito alternativo. Chi conosce i propri diritti può rivolgersi a un patronato o a un medico del servizio pubblico ospedaliero, ma la maggior parte delle persone non lo sa.
Chi desidera acquistare un pc con la legge 104 può farlo beneficiando dell’IVA agevolata al 4% e di una detrazione fiscale. Ma per accedere a questi vantaggi, serve un certificato medico che attesti la condizione di disabilità e la necessità del dispositivo. Questo certificato dev’essere trasmesso all’INPS come parte della documentazione ufficiale.
Facciamo un esempio: un uomo di 70 anni, affetto da una disabilità motoria, ha bisogno di un computer adattato per comunicare. Il medico di base redige il certificato, lo invia telematicamente e poi chiede 100 euro. L’uomo non sa che avrebbe potuto ottenere lo stesso servizio gratuitamente presso una struttura pubblica, oppure che una convenzione regionale, se attiva, avrebbe potuto coprire i costi.
Il risultato? Un diritto trasformato in un onere. E un meccanismo che, invece di aiutare, complica la vita proprio a chi dovrebbe essere protetto. In attesa che le Regioni attivino procedure più chiare e uniformi, resta fondamentale informarsi, rivolgersi a patronati e strutture pubbliche e non accettare passivamente richieste di pagamento ingiustificate.
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