Posso chiedere l’indennità di accompagnamento per ricoverare mia madre in RSA, e affrontare le spese?

Una scelta difficile può cambiare tutto. Quando arriva il momento di decidere per una RSA per una persona cara, si viene travolti da dubbi, paure, sensi di colpa e, soprattutto, da una montagna di questioni pratiche. Tra queste, una in particolare colpisce come un fulmine a ciel sereno: l’indennità di accompagnamento. Si perde? Si mantiene? E senza quella, come si coprono le spese? È un momento in cui ogni risposta pesa come un macigno, ma non tutto è bianco o nero. Ecco cosa può davvero succedere.

Quando una madre anziana non è più in grado di vivere da sola, non basta l’affetto: servono assistenza, cure continue, sicurezza. Le strutture RSA diventano spesso l’unica opzione praticabile, ma il costo spaventa. Chi ha affrontato questa scelta sa bene quanto possa essere logorante.

stanza di una RSA con carrozzina e letto
Devo ricoverare mia madre in RSA, ma senza l’indennità di accompagnamento non so come affrontare le spese: è davvero così?-trading.it

La mente corre alle cifre, ai documenti, ai moduli, ai tempi infiniti delle pratiche burocratiche. Ma il nodo più grande resta sempre lo stesso: che fine fa quell’aiuto economico chiamato indennità di accompagnamento?

In molti casi, quell’assegno rappresenta l’unica fonte stabile di sostegno per far fronte alle spese quotidiane. L’idea di perderlo nel momento più delicato, quando una persona cara entra in RSA, può essere devastante. E il problema è che non c’è una risposta semplice o uguale per tutti. Ogni caso è diverso e ogni dettaglio, anche il più piccolo, può fare la differenza.

Indennità di accompagnamento: quando si perde davvero

Secondo le indicazioni fornite dall’INPS, l’indennità di accompagnamento viene sospesa soltanto se il ricovero in RSA è totalmente gratuito, cioè a carico completo dello Stato o di un ente pubblico, e se supera i 29 giorni consecutivi. Questo avviene in strutture pubbliche dove il paziente non sostiene alcuna spesa.

RSA con festa di anziani
Indennità di accompagnamento: quando si perde davvero-trading.it

Ma se, come nella maggior parte dei casi, il paziente o i familiari contribuiscono anche solo in parte alla retta della RSA, l’indennità può essere mantenuta. È essenziale però dichiarare correttamente questa situazione all’INPS tramite il modello ICRIC. La struttura deve indicare chiaramente chi paga cosa: quanto è coperto dall’ASL, quanto eventualmente dal Comune e quanto resta a carico dell’assistito.

Ad esempio, se la madre viene ricoverata in una RSA convenzionata e la spesa è così suddivisa: 50% coperto dalla ASL, 25% dal Comune e 25% dalla famiglia, l’indennità non viene sospesa. Il ricovero non è considerato gratuito e quindi resta valido il diritto a riceverla. Ogni dettaglio va documentato con precisione, perché le dichiarazioni errate possono causare sospensioni o richieste di rimborso.

Chi paga la retta e cosa può fare il Comune

La retta di una RSA si divide in due parti: la quota sanitaria, coperta dal Servizio Sanitario Nazionale, e la quota alberghiera, che include vitto, alloggio, assistenza quotidiana e servizi vari. Quest’ultima, salvo interventi comunali, è a carico dell’utente.

Il Comune può intervenire con contributi economici, ma solo dopo aver valutato l’ISEE sociosanitario della persona assistita. È quindi fondamentale presentarlo appena possibile. Se l’ISEE è molto basso, il Comune può coprire parte o tutta la quota alberghiera.

Capita però che le strutture RSA richiedano ai familiari un impegno di pagamento. In assenza di un contratto formale, tale impegno non ha valore legale. Non si è obbligati a pagare se non ci sono le condizioni economiche per farlo o se non si è accettato formalmente un vincolo.

In casi di disabilità grave, la prestazione può essere considerata sanitaria al 100%. Se il bisogno è riconosciuto come essenziale, può accadere che la spesa venga interamente assorbita dal SSN. Informarsi, in questi casi, è l’unica strada per evitare errori e per non rinunciare a un diritto importante come quello all’indennità.

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