Scopriamo qual è la differenza tra Btp e Bot 2022, con particolare riferimento ai rendimenti e alla plusvalenza generata dei titoli di Stato.
I titoli di Stato sono forme di investimento che prevedono diverse caratteristiche a seconda che si tratti di Bot, ovvero titoli a breve termine privi di cedole, o Btp, cioè titoli di diversa durata caratterizzati da cedole fisse semestrali.
Oggi scopriremo quali sono le differenze tra Btp e Bot 2022, tenendo conto dei rendimenti e degli interessi che maturano con queste forme di investimento. In questo modo, sarà possibile individuare lo strumento che attualmente risulta essere più conveniente per gli investitori.
In entrambi i casi si tratta di titoli di Stato e dunque sono emessi del Ministero dell’Economia. Il loro scopo è quello di finanziare le attività dello Stato quando i versamenti dei cittadini (cioè le tasse) risultano insufficienti.
I titoli di Stato, dunque, sono emessi per coprire i debiti che questo produce. In sostanza, si tratta di un prestito che il cittadino effettua nei confronti dello Stato e che gli permette di ricevere, alla scadenza, il rimborso del capitale investito più gli interessi maturati.
I titoli di Stato, emessi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, hanno una durata predeterminata. Alla loro scadenza è prevista la restituzione del capitale con tanto di interessi.
Generalmente gli interessi sono corrisposti tramite cedole periodiche il cui valore può essere fisso o variabile. Tuttavia, gli interessi possono essere corrisposti anche utilizzando il metodo dello spread di emissione. In tal caso, ci stiamo riferendo alla differenza tra il prezzo di emissione e quello di rimborso.
I BTP sono titoli di Stato a lungo termine e possono avere una durata di 3, 5, 10, 15, 30 e 50 anni.
Invece, i BTP Italia possono avere una durata di 4, 6 o 8 anni e staccano cedole semestrali.
La sottoscrizione dei titoli di Stato deve avvenire tramite una banca o un intermediario finanziario. L’acquisizione avviene durante l’asta di emissione o successivamente sul mercato secondario.
Nel primo caso è prevista la prenotazione della quantità di titoli desiderata, con un giorno di anticipo rispetto all’emissione. In ogni caso, l’importo minimo di acquisto è generalmente fissato a €1.000.
Quando i titoli di Stato sono acquistati sui mercati secondari, come il Mot, gestito dalla Banca d’Italia, o il Tlx, gestito da un gruppo di banche italiane, prevedono il pagamento di una commissione.
Come tutte le forme di investimento, anche puntare sui titoli di Stato presenta un margine di rischio. Tuttavia, va detto che l’investimento in titoli di Stato ha un rischio molto basso. Infatti, difficilmente un Governo fallisce e i titoli di Stato non sono rimborsati in tutto o in parte ai sottoscrittori.
I rendimenti che caratterizzano i titoli di Stato sono costituiti da due elementi, ovvero gli interessi e le plusvalenze. Il tasso di interesse è calcolato e pagato tramite cedole o con lo spread di emissione.
La plusvalenza rappresenta la differenza tra il prezzo di vendita il prezzo di acquisto ed è preso in considerazione quando il titolo di Stato è acquistato sul mercato secondario.
Prima di fare un investimento è sempre importante effettuare l’analisi di tutti gli elementi che lo caratterizzano, sia quelli certi che quelli in certi. Ci stiamo riferendo, dunque, alle cedole a tasso fisso e la differenza tra il prezzo di acquisto o di sottoscrizione è il prezzo di rimborso.
Gli elementi incerti, invece, sono le cedole, quando il tasso è variabile, e gli utili e le perdite che derivano dalla differenza tra il prezzo di acquisto e quello di sottoscrizione o il prezzo di vendita, oltre all’andamento del tasso di cambio.
Alla luce di quanto detto è impossibile stabilire quale dei due strumenti di investimento conviene di più. Infatti, tutto dipende anche delle esigenze dell’investitore e dall’obiettivo che intende raggiungere.
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