C’è un settore che molti considerano al tramonto, eppure continua a generare dividendi, utili e attenzione tra le grandi banche. Nascoste sotto strati di pregiudizi e distrazioni mediatiche, alcune realtà energetiche storiche stanno dimostrando una vitalità inaspettata.
Le valutazioni di mercato raccontano una storia diversa da quella dominante. Qualcuno ha iniziato a notarlo. E forse il tempismo può fare la differenza. A volte ciò che appare scontato è proprio ciò che merita una seconda occhiata.

Quando si parla di investimenti, ciò che conta spesso non è solo il trend, ma il momento in cui lo si intercetta. E proprio adesso, in un periodo segnato da inflazione e scenari geopolitici complessi, alcuni titoli considerati “vecchi” stanno emergendo con forza. Il settore petrolifero, dato troppo presto per superato, presenta ancora aziende solide, con fondamentali forti e prospettive interessanti. Non si tratta di inseguire nostalgie, ma di osservare come le valutazioni si stiano scollegando dalla realtà economica di certe società.
Colossi energetici e valutazioni in controtendenza
Tra le azioni petrolifere globali sottovalutate, Chevron si distingue. Nonostante i cambiamenti nel mercato dell’energia, è ancora capace di generare un flusso di cassa di circa 21 miliardi di dollari. Gli analisti parlano di uno sconto del 10% rispetto al suo P/E quinquennale, con una crescita attesa degli utili del 15% entro il 2028. Il dividendo vicino al 5% rappresenta un ulteriore segnale della sua tenuta in scenari complessi.

Anche ExxonMobil presenta un profilo simile. Morningstar la valuta quattro stelle, considerandola scambiata a circa il 20% sotto il fair value. Il rendimento del 3,6% rafforza l’attrattività di un titolo che, pur restando ancorato a un modello tradizionale, continua a produrre valore. Le grandi banche, come Bank of America, hanno rivisto l’intero comparto energetico definendolo “overweight”, puntando sulla sua capacità di proteggere da inflazione e stagnazione.
Poi c’è Occidental Petroleum, penalizzata in passato dal debito, ma in forte recupero. Ha ridotto il carico debitorio di quasi 7 miliardi nell’ultimo trimestre e sta beneficiando delle recenti tensioni internazionali. Gli analisti di Raymond James la definiscono “Outperform”, con un target vicino ai 51 dollari.
Strategie di transizione e nuove prospettive
Al di fuori dei giganti, realtà come Civitas Resources attraggono l’attenzione per motivi diversi. Considerata da molti sottovalutata rispetto al suo valore reale, mostra un flusso di cassa stabile, nonostante una leva finanziaria ancora da ottimizzare. È una di quelle società che, lontano dai riflettori, possono sorprendere per resilienza e margini di miglioramento.
Particolare il caso di BP, impegnata in un complesso processo di transizione tra petrolio e rinnovabili. Alcuni fondi la considerano un potenziale target per acquisizioni, proprio perché il mercato sembra aver scontato troppo severamente i suoi cambiamenti strategici. Il valore patrimoniale, secondo diversi analisti, supererebbe ampiamente l’attuale capitalizzazione.
L’intero settore energetico viene oggi rivalutato anche da istituti come Morningstar, che lo vede scambiato tra il 7 e il 9% sotto il suo fair value. Questo divario tra numeri reali e percezione può offrire interessanti opportunità. Alla luce di questi segnali, forse non è il momento di voltare le spalle all’energia tradizionale. Potrebbe essere, invece, il momento di osservarla con occhi nuovi.