La sentenza n. 10215/2024 della Cassazione riconosce l’anno 2013 solo ai fini giuridici, per i dipendenti pubblici arriva perdita economica d’impatto.
Si tratta del lavoratori del comparto scuola, docenti e personale ATA alle strette: il verdetto in merito alla ricostruzione della carriera di questo personale avrà solo riconoscimenti giuridici. Nessuna rivalutazione economica, contribuendo alla sterilizzazione delle normativa emergenziale sul contenimento della spesa pubblica secondo il D.L. 78/2010 e il d.P.R. 122/2013.

La notizia determina un vero e proprio danno quantificabile per la categoria, poiché importante. La decisione comporta una perdita economica che in media varia tra i 2000 euro e i 4000 euro per ogni lavoratore, che sia docente o ATA. Com’è possibile?
Ciò è frutto dei vuoti nelle differenze retributive, nei ritardi dei passaggi alle fasce stipendiali, e infine delle conseguenze sul trattamento di fine servizio. In breve, assenza di equità sostanziale.
Qual è la posizione della Fensir? Ne parla il Segretario Generale, Giuseppe Favilla. Questi dichiara che quando la giustizia è cieca e “cassa” i diritti dei lavoratori, l’unica cosa da fare è continuare a “lottare”. Combattere per i propri diritti equivale a contestare, a dire la propria e a guidare la propria azione verso una società più giusta.
Nello specifico, critica che la Cassazione abbia rinviato il recupero del 2013 alla contrattazione collettiva.
Arriva la perdita economica per questi dipendenti pubblici, previsioni future
Quest’ultima decisione della Cassazione sarebbe per la visione dello stesso Favilla, priva di senso logico, e per questo bisogna agire per ripristinare una situazione migliore, quella più equa possibile.

Quali sono le intenzioni del sindacato, oltre quelle di contestazione? Innanzitutto, non si rassegna alla decisione della Cassazione, e annuncia che vorrebbe conseguire nuove azioni giudiziarie. Quindi, di sicuro la categoria non starà ferma su questi passi infruttuosi. Inoltre, queste si baseranno sul “nodo della disparità”, cioè sulle condizioni concrete di perdita di tutela dei propri diritti.
Anche perché il “nodo” centrale, riguarderebbe proprio la divisione tra riconoscimento giuridico, rispetto quello economico dell’anzianità. Una condizione inaccettabile e che si unisce ad altre problematiche del settore che non possono essere sottovalutate.
Perché il 2013 viene riconosciuto per concorsi, mobilità e graduatorie, ma non per migliorie di natura stipendiale, e ciò è privo si senso secondo l’esponente Favilla.
Anche perché ciò comporterebbe il ritardo di un anno nella progressione economica, la quale a sua volta avrà ripercussioni su tutta la carriera del lavoratore. Dal punto di vista normativo è tutto chiaro, ma questo danno quantificato è una bella gatta da pelare per la categoria che è spesso penalizzata.
Per cui l’intento è quello di perseguire una risposta politica e contrattuale, non solo giuridica, che possa ristabilire l’equità sostanziale per questi dipendenti pubblici.