Distrazione sul luogo di lavoro: adesso ti costa carissima, come non farsi fregare dal datore di lavoro

Mai concessa la distrazione sul luogo di lavoro, ma le conseguenze penali in questo caso, sono del datore.

Ottenere un risarcimento in questo caso è possibile dopo la pronuncia della Cassazione con la sentenza n. 12253/2025. Distrarsi sul luogo di lavoro non è ammesso, ma dall’analisi ne consegue che la responsabilità penale è del datore che non ha adempiuto ai suoi doveri stabiliti per legge.

sfondo caschetto operaio sporco di sangue in cantiere e tondo con martelletto del giudice
Distrazione sul luogo di lavoro: adesso ti costa carissima, come non farsi fregare dal datore di lavoro- Trading.it

La sentenza n 12253/2025 è frutto del caso del dipendente vittima di un incidente mortale sul posto di lavoro, e di cui effettivamente, non ne aveva colpe. Non essendo correttamente formato ed informato sulla prestazione lavorativa, si è distratto, e la distrazione gli è costata la vita. Proprio per questo, consegue le responsabilità penale del datore, il quale cerca di fare ricorso.

Fa ricorso attenendosi alla condotta del lavoratore, il quale in maniera per lui del tutto imprevedibile, avrebbe posto in essere un comportamento che lui mai avrebbe potuto prevedere, e il quale ha cagionato il tragico esito. Ma è qui che la Cassazione prende le difese della vittima.

A parlare è la sentenza che analizza specificatamente la situazione dell’operaio. Questi stava compiendo operazioni di manutenzione in un complesso residenziale, svolte con un ponteggio prefabbricato mobile. Nel momento in cui gli altri stavano spostando il ponteggio dal 6° al 5° piano, lui si è distratto salendo prima che fosse ben fissata, si è ribaltata, ed è caduto.

La mancata informazione e formazione sui rischi legati ai lavori in quota, attrezzatura non idonea, e mancanza di DPI, cioè i dispositivi di protezione individuale, determinano la responsabilità del datore.

Ricorso in Cassazione, quando la distrazione sul posto del lavoro costa cara

Si tratta di una distrazione sul posto di lavoro “specifica”, perché a costare cara è proprio al datore, ma non ci sono né saranno mai termini economici che possano “ripagare la perdita della vita” del lavoratore vittima di un sistema pericoloso.

giudice legge carte
Ricorso in Cassazione, quando la distrazione sul posto del lavoro costa cara- Trading.it

L’evento, la pronuncia e il suo esito, sono la chiara dimostrazione della situazione lavorativa odierna. Il lavoratore, pur di esser tale, spesso acconsente a della condizioni di lavoro, non proprio “corrette”, compiendo anche degli extra che non gli competono, ma ai quali deve sottostare se non vuole perdere il suo pane quotidiano.

In questo caso stava semplicemente svolgendo quelle che erano la sue mansioni, ed è stato davvero un tragico evento.

Per questo la pronuncia della Cassazione è importante, poiché illustra e chiarisce il panorama precario del mondo del lavoro italiano. I giudici confermano che è responsabilità del datore, e che il ricorso è da considerarsi inammissibile.

Anche perché non sussiste nemmeno il fatto che il comportamento imprevedibile possa in qualche modo giustificar le molteplici inadempienze in materia di sicurezza sul lavoro del datore.

Soprattutto se il DPI fosse stato correttamente posto in essere, non sarebbe scappato il morto. Infine, i principi di correttezza e coerenza logico-giuridica, confermano la difesa del lavoratore.

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